Il Ropeton, chiude un pezzo di storia Dopo 52 anni di lavoro a San Giovanni in Valle, per Silvano e Sandra è arrivata l’ora di riposarsi

Conto alla rovescia per una delle più celebri e caratteristiche trattori della Verona più vera: sabato 30 dicembre chiuderà i battenti dopo 52 anni di attività la trattoria da Ropeton a San Giovanni in Valle, salita Fontana del Ferro. Da qui siamo passati tutti almeno una volta a mangiare le famose pennette allla Ropeton di cui forniamo a parte la ricetta se volete continuare a gustarle nel ricordo di Silvano, oggi 82 annI il celebre proprietario che mentre serviva ai tavoli spesso cantava e raccontava storie.
«Siamo stanchi, ora è tempo di riposarsi», dice Silvano che aveva aperto il primo locale nella piazzetta, per poi spostarsi di fronte, ma sempre nel cuore di San Govanni in Valle, una trattoria semplice, 50 coperti, alcuni all’esterno nella bella stagione, piatti gustosi e prezzi modici, dove sono passati spesso gli attori che finivano la prosa al Teatro Romano da Dario Fo a Giorgio Albertazzi per non parlare dei giocatori del Verona.
Al Ropeton la Cronaca di Verona ha dedicato una intervista due anni fa dalla quale emerge un grande ritratto, molto vero e sincero, di Silvano. Ecco alcuni passaggi.
Come è iniziato il tutto?
Silvano: “Me moier l’ha scominsià a far sto mestier nel ’71, mi su suo consiglio il 6 agosto del ’75 e fino al 2000 eravamo in un altro locale, lì di fronte (indica la piazzetta ndr). All’inizio servivamo solo da bere, e un venerdì sera con un me amico se semo messi a far da magnar: riso alla greca e pennette col verde, ghera più pentole sporche che altro. Da lì è cominciato tutto, la gente che giocava a carte fin alle 4 di mattina e mi ho dovuo riciamar me moier che l’era al mar coi buteleti, perché ghera massa laoro”.
Come son nate le vostre pennette?
Sandra: “Avevamo assaggiato qualcosa di simile: siamo partiti dalle pennette alla cubana e nel tempo le abbiamo rielaborate. Tanti provano a imitarci, hanno fatto anche la pizza Ropeton e il macinato Ropeton, ma chi le mangia “dise che iè distanti dalle nostre”.
Silvano, come mai la chiamano Ropeton?
Me l’ha dato el me amico con cui ho scominsià: ropeton vuol dire scombinar, uno che fa casin come mi e in suo ricordo ho ciamà l’osteria così.
Gira ancora tra i tavoli a cantare?
Silvano: “Sì, perché son così de natura, non è che me sforsa, anca se adesso go un po’ manco fià. Me sistemo el tovaiol sulla spalla, e come un vero oste, canto quel che me vien: Celentano, la Caselli, Little Tony, ma no voi richieste. La gente che vien qua, la ga da capir el spirito del posto: no semo mia al ristorante, semo un osteria con cucina e te magne quel che ghe”.
Dei tanti personaggi famosi passati, chi ricordate con piacere?
Sandra: “Il maestro Albertazzi una persona meravigliosa, era passato dopo lo spettacolo con Amii Stewart e Serena Autieri. Anche Dario Fo e Franca Rame i era vegnui qua. E dopo Elkjaer e tutti quei del scudetto”.

Le pennette alla cubana del Ropeton

Ecco la ricetta delle famose pennette alla Ropeton
Sandra: Sono pennette con curry e salsiccia saltati, poi peperoni e panna, sconsigliato il formaggio grattugiato sopra. Come pasta noi usiamo la Rummo, che tiene bene la cottura e rimane al dente.
Il segreto?
I peperoni sicuramente, noi prendiamo quelli belli polposi che costano un po’ di più rispetto a quelli normali. E poi dipende sempre dalla mano che le fa…
Vino da abbinarci?
Vino rosso, noi preferiamo quello sfuso.
Costo di un piatto di pennette?
7 euro, sia al ristorante che da asporto”.