Il questore: priorità alle baby gang Massucci e i problemi della città: dalla violenza dei giovani affascinati dall’illegalità all’attenzione per il tifo criminale. “Devono scegliere la strada giusta”. Professionalità, cortesia e rigore sono le parole d’ordine. “Qui grandi eventi e tanta competenza”

di Maurizio Battista

“Professionalità, cortesia e rigore: questi sono i tre comandamenti che chiedo ai miei agenti”. Queste sono le linee guida del nuovo questore, Roberto Massucci, 56 anni, uomo di grande esperienza, che da quando è arrivato, poche settimane fa, ha già fatto capire di che pasta è fatto: ogni giorno interventi contro il degrado e l’insicurezza, giro di vite nel piazzale della Stazione e dintorni, già due ordinanze di chiusura temporanea di locali pubblici che non rispettavano le regole. Arriva a Verona da Livorno, prima era stato a Terni, ma due sono in particolare gli aspetti da sottolineare: dal 2006 al 2015 è stato responsabile operativo a Roma della sicurezza della nazionale italiana di calcio ed è esperto di ordine pubblico per la manifestazione sportive, lavorando al ministero dell’Interno. In quelle occasioni legate soprattutto al calcio e alla Nazionale ha conosciuto l’attuale sindaco Damiano Tommasi con il quale è sempre stato in sintonia. Un esperto di eventi quindi, e a Verona si sa quanti ne abbiamo e quanti ne avremo a cominciare dalle Olimpiadi del 2026. In secondo luogo, Massucci è già stato a Verona all’inizio della sua carriera e conosce quindi la città nei suoi vari aspetti, compreso quello del tifo calcistico. Questa premessa è necessaria per inquadrare la caratura del dirigente che il ministero dell’Interno ha destinato a Verona e comprendere la sua missione che è a 360 gradi. In questa chiacchierata con La Cronaca il nuovo questore Massucci fa il punto sulla situazione che ha trovato a Verona e traccia le linee di intervento nell’immediato futuro, interventi che vorrebbe fossero sempre in collaborazione con la cittadinanza, rafforzando la vicinanza tra comunità e forze dell’ordine. Presenza capillare, antenne sempre dritte per cogliere nuovi fenomeni illegali, dialogo con le istituzioni per lavorare assieme a favore soprattutto delle giovani generazioni. Il messaggio del questore è chiaro: “Devono capire che esistono delle conseguenze se si comportano male e devono avere paura di queste conseguenze”.

Questore Massucci, ha trovato differenze a Verona rispetto alla prima volta che ha lavorato qui? “Intanto Verona ha conservato la sua bellezza negli anni e questo non è un fatto scontato. Verona è stata conservata e se possibile anche migliorata ed è una delle città più visitate in Italia con grande capacità organizzative nell’accoglienza e negli eventi. Pensiamo solo al recente raduno scout: l’Arena io mi ricordo che si riempiva sostanzialmente per l’opera lirica, ora da quando sono arrivato ho già seguito due eventi in Arena, la Via Crucis e il raduno scout e vari concerti. Verona è al top, deve rimanerci e questo è l’impegno di tutti noi”.

Come si fa? “Io chiedo ai miei collaboratori di seguire la vita della città, dei suoi cittadini, di incollare l’azione di polizia ai bisogni dei cittadini e questo si fa attraverso analisi e comprensione dei fenomeni e l’approfondimento. Per questo chiedo professionalità, cortesia e rigore. Io credo nel poliziotto gentile, modello organizzativo di grande efficacia per costruire un rapporto positivo con la cittadinanza. E nel quadro del nostro ordinamento giuridico, che non ha il canone della tolleranza zero, rigore nell’applicazione delle norme affinché sia garantita la paura delle conseguenze”.

Si riferisce ai giovani? “Ci sono comportamenti da parte di giovani e minori che vivono nella cornice più estrema della legalità e spesso debordano nell’illegalità. Bisogna tenere presente che per i minori il nostro ordinamento giuridico considera la repressione come extrema ratio e quindi privilegia la prevenzione e il recupero. Sono necessarie le indagini e le investigazioni che ci hanno visto protagonisti nel caso delle baby gang. L’attenzione della Questura è altissima ma non sufficiente. Le Volanti sono super impegnate per microfurti in negozi da parte di minori, episodi di taccheggio che diventano rapine, aggressioni tra minori in strada per regolamenti di conti”.

Diceva che la Questura non basta di fronte alle baby gang: è un problema che interpella tutte le istituzioni? “Qui è importante un intervento di insieme dal punto di vista educativo e culturale nei confronti di questi ragazzi, veronesi e stranieri (maghrebini, dell’est e altro) che dobbiamo, nel rispetto delle caratteristiche culturali, a vivere secondo le regole della comunità che hanno scelto. Un fenomeno che ho osservato in tutte le città dove ho lavorato…”.

Ma qui a Verona? “Qui il fenomeno delle baby gang l’ho trovato più accentuato che altrove. Direi che questa è la priorità sulla quale dobbiamo intervenire. Il fascino di certe culture diventa troppo impattante sul modo di vivere dei nostri ragazzi: regolare i conti per strada con violenza può essere fascinoso, ma qui è illegale. Comporta delle conseguenze”.

Ma dietro a questi giovani ci sono degli adulti, no? “Non bisogna mai, mai criminalizzare i ragazzi, perché quello che fanno loro è responsabilità di noi adulti. Laddove le famiglie non hanno la forza di mettere in campo percorsi educativi virtuosi, devono intervenire le istituzioni con azioni correttive. Con il Comune siamo in contatto e faremo azioni insieme”.

Cosa propone? “Ho intenzione di proporre una progettualità che ho sviluppato nelle altre sedi in cui ho lavorato che si chiama Scegli la strada giusta. In intervento sui giovani che prevede un impegno di comunità, non solo di singoli attori, in cui porti i ragazzi a comprendere il valore dell’impegno a tutto tondo: non solo forze dell’ordine ma anche un imprenditore deve spiegare quali sono le conseguenze negative per l’impresa quando un gruppo di ragazzi si comporta male in un locale pubblico che poi viene chiuso dalla Questura. E così rappresentanti della cultura, dell’arte, dei concerti possono spiegare molto ai ragazzi sul valore dell’impegno. Nel tempo questa strategia può dare frutti, il fascino dell’impegno può scalzare il fascino della violenza. Scegliere la strada giusta è la priorità”.

Scegli la strada giusta e paura delle conseguenze: i giovani capiscono? “La polizia applica l’ordinamento giuridico, se questo non basta allora bisogna lavorare sulla paura delle conseguenze, che può essere penale ma anche sociale per sanzioni amministrative. Purtroppo ho visto ragazzi che hanno pagato con la vita la scelta sbagliata di aver aderito a un mondo che sembrava fascinoso. Non parlo quindi solo di conseguenze giuridiche, ma le conseguenze che si provocano anche agli altri con i propri comportamenti sbagliati”. Lei si troverà a gestire a Verona le grandi manifestazioni, Olimpiadi ma non solo: ogni mese ce n’è una… “Verona sta diventando una grande manifestazione quotidiana. ma questo è l’aspetto che mi preoccupa di meno, perché c’è esperienza, professionalità, capacità operativa. Dove c’è molto da fare invece è quello delle baby gang, dei comportamenti sbagliati di certi gruppi di giovani”.

Abbiamo già visto numerosi blitz contro bivacchi, microdelinquenza, immigrazione irregolare, aree malfrequentate: un messaggio chiaro per la sicurezza quotidiana? “Rigore. Utilizziamo tutti gli strumenti possibili, ho firmato divieti di frequentare esercizi pubblici, ho firmato due chiusure di esercizi pubblici. E gli stessi esercenti possono investire in sicurezza assumendo addetti al controllo, che sono professionali antenne a favore delle istituzioni. Non possiamo mettere un poliziotto per cittadino. La comunità può essere presidio di legalità”.

In questo senso cosa pensa del controllo di vicinato? “Anche questo è positivo ma non è semplice. L’idea è buona, va regolamentata bene. Con molta informazione e formazione”.

La nomina di Girolamo Lacquaniti dirigente della Polizia stradale a questore vicario che messaggio vuole dare? “E’ un segnale importante che abbiamo voluto dare a Verona per la capacità di comunicare la legalità da parte della Polizia di Stato. La sicurezza stradale è sicuramente un aspetto importante ma alla base ci sono sempre i comportamenti sbagliati o giusti in tutte le attività”.

Allargare il daspo al di fuori degli episodi sportivi può essere una soluzione? “L’utilizzo dei vari divieti per episodi di turbativa dell’ordine pubblico è già molto efficace perché è molto veloce rispetto a una sentenza penale. La sanzione amministrativa arriva dopo due giorni, la condanna dopo anni. E’ molto efficace la conseguenza immediata soprattutto per quelle persone che sono recuperabili e vengono indotte a riflettere sulla paura delle conseguenze. Il processo penale lo lascerei per le cose più gravi”.

Verona città ricca, economia florida, grandi investimenti e grandi capitali: molte sono le infiltrazioni criminali già dimostrate. Molte anche le occasioni che vengono avanti no? “L’economia qui è ricca, funziona, flussi di capitali ce ne sono molti e in vista di ulteriori flussi in arrivo con il Pnrr noi abbiamo sempre le antenne dritte”. Verona significa Hellas: la squadra lotta per la salvezza. Il suo tifo è storico. Un altro tema delicato da sempre e a livello nazionale sembra esserci una nuova fiammata di criminalità mascherata da tifo calcistico… “Il contesto stadio è importante. L’Hellas ha una media Champions nelle ultime partite, Inter esclusa. Spero di aver portato fortuna. Una squadra in serie A per una città come Verona è fondamentale. Nel mio incarico di responsabile della sicurezza della Nazionale sono stato anch’io Campione del mondo e secondo agli Europei. Me ne occupo da anni e vedo segnali sul piano nazionale di un ritorno di dinamiche ultrà (che non vuol dire illegalità) con fenomeni criminali”.

Quindi serve grande prudenza? “Vedo una ripresa nazionale che preoccupa, i riflettori sul contesto stadio quindi sono accesi e sono belli forti. Illegalità e razzismo non ce li possiamo permettere, non li possiamo tollerare. Quindi, massima attenzione”.

(mb)