Storie di fuoriclasse. Uomini che hanno fatto la storia. Percorsi diversi, ma gli stessi cromosomi della classe. Simboli di due squadre e di una generazione di cui si sono perse le tracce. A sinistra, Johann Cruyff, numero 14, il profeta del calcio totale, alla guida di un’Olanda che segnò nel ‘74, una rivoluzione nel calcio. Non vinse, ma dopo, niente fu uguale a prima. Calcio totale, pressing, difensori capaci di attaccare, persino il portiere che giocava con l’8 e usava i piedi forse meglio delle mani, con cui non era un fenomeno (Jongbloed, ricordate?). E poi lui, Cruyff. Fuoriclasse totale, capace di tutto, ma soprattutto di segnare un’epoca. A destra, il Kaiser, Franz Beckenbauer. Simbolo dello strapotere tedesco, lui che giocava come un sudamericano. Testa alta e carezze alla palla, libero, mediano, a tutto campo. Lui, che 4 anni prima aveva finito la semifinale con l’Italia con una spalla fasciata, “perchè era sempre meglio lui, ferito, di un compagno sano”. Tre quarti del mondo tifava per l’Arancia Meccanica, che si illuse dopo un minuto col rigore di Neeskens (fallo di Vogts su Cruyff, già…), ma poi si arrese a Breitner e (indovinate un po’…) a Gerd Muller. Un altro degli Immortali del calcio. Come Cruyff e il Kaiser. Riguardare questa foto è come ripassare la Storia del calcio. S maiuscola, please…