Un libro bellissimo, com’è stuenda la storia umana e sportiva di Gigi Riva. “Mi chiamavano Rombo di Tuono”. Lui che parla e Gigi Garanzini che scrive. Una confessione, dalla prima all’ultima riga. Tutto Giggirriva, scritto così, tutto unito. Hombre vertical, come lo definì Gianni Mura, con cui, non è difficile pensarlo, “mi trovavo benissimo”.
Gigi Riva racconta, dunque. “Il Cagliari era in serie B, allenatore Silvestri, che all’inizio mi schierava all’ala sinistra. D’altra parte, allora funzionava così. Ero mancino, stavo all’ala e dovevo pensare soprattutto a fare i cross…”.
Dopo un paio di partite, il Cagliari gioca a Verona, al vecchio Bentegodi. “Nel secondo tempo, Silvestri mi dice di fare la prima punta. Ho subito un paio di occasioni, alla terza faccio gol. E da lì non mi sono più mosso…”.
Nei ricordi di Riva, anche un pensiero bellissimo per Piero Cera, veronese doc, suo capitano. “Piero vedeva le cose in anticipo. E quando parlava, lo stavano tutti ad ascoltare. Mi meraviglio che uno come lui non abbia voluto fare l’allenatore. Sarebbe stato un grandissimo allenatore”.