Sabato 13 gennaio alle ore 21, la rassegna “Evoluzioni” di Ippogrifo Produzioni porta al Teatro Peroni di San Martino Buon Albergo “Il primo miracolo di Gesù Bambino”, capitolo tratto da Mistero Buffo di Dario Fo e Franca Rame. Sul palco, attore e drammaturgo, Matthias Martelli allievo e da molti considerato erede del Maestro Dario Fo.
Con l’assenso del Premio Nobel, Martelli decise di riportare in vita, nel cinquantennale del debutto, la sua opera più famosa.
E ha continuato a farlo. Sui palchi di tutta Italia ed Europa, diretto da Eugenio Allegri. Senza trucchi, con l’intento di coinvolgere il pubblico nell’azione drammatica, passando in un lampo dal lazzo comico alla poesia fino alla tragedia umana e sociale.
Rodolfo di Giammarco sui iRobinson di “Repubblica” lo ha definito «un attore-treno, un campione dinamico, specialista nella mimetica che pesca nella risata».
Osvaldo Guerrieri su “La Stampa”: «pirotecnico, si rivela irresistibile», mentre London Theatre definisce il Mistero Buffo di Martelli come «la più avvincente pièce di teatro fisico cui si potrebbe assistere nell’arco di una vita».
“Matthias Martelli è un attore generoso, puntuale, travolgente”, spiega Barbara Baldo di Ippogrifo, direttrice artistica della stagione teatrale del Comune di San Martino Buon Albergo. “E’ meritatamente considerato uno degli artisti più importanti del panorama nazionale. La sua presenza nel cartellone impreziosisce la stagione del Teatro Peroni. Dal repertorio di Martelli abbiamo scelto, per il terzo appuntamento di ‘Evoluzioni’, la giullarata de Il primo miracolo per far incontrare al pubblico un genere molto preciso ed al tempo stesso un cult del teatro italiano, che possiamo definire un classico portato in scena magistralmente con il linguaggio unico ed universale del grammelot.”
E questo vedremo nella terza data di “Evoluzioni” a San Martino Buon Albergo, un linguaggio e un’interpretazione nuova e originale, nel segno della tradizione di un genere usato dai giullari medievali per capovolgere l’ideologia trionfante del tempo dimostrandone l’infondatezza.
Il racconto di come il piccolo Gesù riuscì a farsi accettare dai bambini di un’altra città inventando il miracolo degli uccellini fatti con la creta attraverso una giullarata esilarante sui temi attualissimi dell’emigrazione, del lavoro e dell’integrazione costruita sull’inimitabile paradosso comico e grottesco del teatro di Fo.
Un testo che, fin dalla sua origine, si evolve nei contenuti in un collegamento costante con l’attualità. E che continua a farlo anche nelle mani dell’attore marchigiano. Un insegnamento, dice Martelli, che gli diede lo stesso Dario Fo. E il suo legame con il Premio Nobel risale a tanti anni fa. Martelli, racconta, decise di diventare attore a dieci anni, guardando proprio “Mistero Buffo” in videocassetta. Uno spettacolo che “gli aprì davanti mondi, cose, personaggi”. Uno spettacolo che gli fece “esplodere l’immaginazione”. Che lo fece ridere.
“L’eredità di Dario Fo -ha spiegato Martelli in un’intervista- non è solo Mistero Buffo ma è quella di un teatro comico, fisico, mimico, gestuale, capace di portare sul palco argomenti di attualità e di condurre verso un nuovo Rinascimento del teatro italiano. Mi piacerebbe che questa lezione comica venisse portata avanti dai registi e dagli attori del futuro”.