Rigore, serietà e precisione hanno forgiato la caratura dell’interprete, talento e fisicità hanno saputo conquistare palcoscenici e registi. Una carriera lunga sei decenni, a cavallo tra due secoli. L’attore Massimo De Francovich entra nell’albo d’oro del Premio ‘Renato Simoni’ per la fedeltà al teatro di prosa.
La cerimonia di premiazione si terrà sabato prossimo, al Teatro Romano, prima dello spettacolo “Il mercante di Venezia” interpretato da Franco Branciaroli per il Festival Shakespeariano. Due pietre miliari della prosa italiana, in un’unica serata-evento, all’interno dell’Estate Teatrale Veronese. Nel 2019 e nel 2020 erano insieme in Falstaff e il suo servo di Nicola Fano per la regia di Antonio Calenda.
“E’ una gioia riportare a casa il Premio Simoni che torna al Teatro Romano dopo le complesse vicissitudini di questi anni di pandemia – dichiara il direttore artistico dell’Estate Teatrale Veronese Carlo Mangolini -. Ed è un’ emozione ancora più grande che sia stato scelto Massimo De Francovich, attore dai trascorsi nobili, dotato di una riconoscibilità, uno sguardo complessivo sul teatro, una serietà e una continuità di lavoro perfettamente aderenti alle caratteristiche del Premio, dedicato ad artisti che hanno passato la vita in teatro. Ringrazio la giuria per il prezioso apporto e per una scelta che punta i riflettori su un artista discreto, che ha vissuto la sua intera carriera in una sorta di dedizione totale al lavoro di grandi registi, Luca Ronconi in primis”.
Motivazione della giuria. “Si narra che Vittorio Gassman avesse scelto proprio lui, tra i molti che avevano appena concluso la formazione in Accademia, perché era un giovane alto. Sei decenni di carriera in palcoscenico gli sono serviti a dimostrare che, per fare l’attore, il fisico conta, certo, ma contano anche il talento, la sensibilità, la curiosità. Dal debutto teatrale del 1957, Massimo De Francovich – che aggiungiamo questa sera all’albo d’oro del Premio Simoni – ha lavorato con tutti i maggiori registi italiani. E li ha conquistati. Con la misura e con l’efficacia. Ma è stato soprattutto Luca Ronconi ad affidargli personaggi da lui poi portati alla perfezione: lo scrittore in “Strano Interludio”, il criticone in “Gli ultimi giorni dell’umanità”, il grande inquisitore nei “Fratelli Karamazov”, il professor Bernhardi nell’omonimo testo di Schnitzler. Da ultimo, il patriarca della “Lehmann Trilogy”. Sapiente, serrato, incisivo, sempre di un passo indietro rispetto al gigionismo di tanti colleghi, De Francovich ha fatto del rigore, della serietà e della precisione, il proprio stile. Anche quando si è impegnato in lavori più leggeri. Alla caratura dell’interprete, De Francovich ha inoltre aggiunto lo sprone esplorativo. Grazie a lui, e alla sua determinazione, la drammaturgia borghese e impervia di Italo Svevo è stata conosciuta e apprezzata sui palcoscenici del nostro Paese, che ignorava l’originalità teatrale del romanziere triestino”.