Berlusconi nel ‘94, i 5 Stelle nel ‘18 e… Schlein nel ‘23. La comunicazione politica conquista un ruolo da protagonista quando avvengono vittorie inaspettate. Ma cos’è davvero la comunicazione politica? Oggi è cosa sdoganata, tant’è che si parla addirittura di marketing elettorale e quindi di utilizzare tecniche commerciali per “vendere” il candidato o il partito. Una materia assolutamente multidisciplinare che può essere affrontata da molti punti di vista ma che, purtroppo, spesso e volentieri non le viene attribuito il peso corretto. Da alcuni viene sopravvalutata, da altri sottovalutata, ma la verità è solo una: la comunicazione può fare bene… ma anche tanto male! Oggi ripercorriamo le primarie del Partito Democratico e gli effetti a livello comunicativo sul territorio raccontandovi l’evento che si è tenuto in Sala Lucchi “Il ruolo della comunicazione nel nuovo PD”, partendo da quanto detto da Matteo Bellomo, giornalista e consulente di comunicazione, ideatore di numerose campagne elettorali, ospite principale della serata. Sono sicuramente state delle primarie anomale per due motivi: sono avvenute nel periodo peggiore della storia recente del partito, dopo aver perso malamente le elezioni; si è evidenziata poi una netta discrepanza tra il voto degli iscritti e il voto dei non iscritti. Questi elementi anomali sono stati i primi temi presi in considerazione dal giornalista per proporre la sua analisi: all’interno del Pd ci si è abituati a votare un segretario che facesse il candidato premier e che quindi incarnasse ciò per cui viene percepito il partito negli ultimi anni e cioè responsabilità, buon governo ed equilibrio. Tra i simpatizzanti invece la voglia di cambiamento – e la paura di andare verso un punto di non ritorno…- ha prevalso sul senso di responsabilità. Col senno del poi, possiamo quindi comprendere meglio le strategie di comunicazione proposte dai due candidati. Bonaccini ha incentrato la sua campagna sul rassicurare gli elettori e tutto il mondo che gravita attorno al partito, comunicando responsabilità ed equilibrio, ma anche il buon governo, forte della propria esperienza amministrativa. Per dimostrarlo si è addirittura reso disponibile al dialogo con la maggioranza per i temi importanti per il Paese. Dall’altra parte Schlein ha adottato un posizionamento opposto, interpretando un sentimento diffuso: l’idea di responsabilità e di difesa degli equilibri avrebbe dato il colpo di grazia al Partito Democratico e per questo bisognava cambiare. La novità, i toni forti e i temi più vicini ai giovani l’hanno resa unica nel panorama politico e le hanno dato una forte identità. Queste scelte e il posizionamento a livello politico e comunicativo hanno premiato, come tutti sappiamo, Elly Schlein. Ma Bellomo si è interrogato anche su un tema estremamente interessante: è ora che il Pd si identifichi con il nome del leader come gli altri partiti? “La risposta è aperta. Al momento non si può ancora sapere se potrebbe essere una strategia vincente – d’altronde i leader a sinistra cambiano più spesso – ma è anche vero che, l’ennesimo “ma, anche” potrebbe essere la morte del Partito Democratico”, ha risposto il giornalista. Personalmente non credo che ciò accadrà, ma comunque vada saremo qua a raccontarvelo.
Luca Girelli