“Il rimpianto c’è, ma abbiamo perso per una manciata di voti. Bisogna guardare avanti e alla visione di una sinistra più moderna, capace di connettersi al mondo contemporaneo e di intercettare voti da un elettorato più ampio”. A dirlo è Orietta Salemi, la candidata sostenuta dal Pd, che fino a tarda notte sembrava in corsa per il ballottaggio a Verona. Ieri pomeriggio, accompagnata dal segretario Alessio Albertini e dai due capolista, Chiara Stella a Tommaso Ferrari ha convocato una sudatissima conferenza stampa nei locali del Comitato elettorale in via Venti Settembre 124. “Una sconfitta che brucia perché siamo fuori dal ballottaggio per una manciata di voti. I cittadini hanno fatto una scelta e questa va rispettata: con la consapevolezza però che abbiamo fatto tutto il possibile e con la volontà di continuare a guardare avanti. Nella nostra campagna hanno pesato le divisioni a sinistra, ma sicuramente anche la differenza di mezzi economici impegnati. Il margine ridotto di scarto dice che non era sbagliato puntare su un profilo politico diverso dalla linea di una sinistra che radicalizza spesso le posizioni e non trova mai la sintesi. “Quindi – ha aggiunto – pur con il rammarico, perché abbiamo perso e non lo vogliamo certo ignorare, dobbiamo sapere cogliere queste nuove opportunità nella consapevolezza che questa strada che abbiamo imboccato sarà vincente”. Riguardo al 4% di voti finiti al candidato della sinistra, Michele Bertucco, Salemi ha detto: “Non c’e rimpianto, noi non siamo per le radicalizzazioni. C’è il rammarico di non essere riusciti in questi due mesi a far passare l’idea di un partito pronto per governare. Un partito non più arroccato in un’opposizione oltranzista, come spesso negli anni è apparso l’approccio di Michele Bertucco in Consiglio – ha aggiunto Salemi -. Abbiamo sempre tenuto lo sguardo avanti per costruire e condividere una proposta credibile per il bene e il futuro della città, senza infilarci nelle recriminazioni di un centrodestra frammentato più che diviso. Evidentemente questo non è bastato perché la scelta dei veronesi ci dice che non siamo riusciti a convincerli che un centrosinistra progressista e riformista può essere un’affidabile forza di governo anche a Verona”. “Il partito – ha quindi spiegato riguardo all’ipotesi avanzata da alcuni di un appoggio a Patrizia Bisinella – ha sempre lasciato autonomia alle direzioni locali. Posso solo dire che ho visto le dichiarazioni di Salvini e mai come dopo questo risultato è meglio che Salvini guardi in casa sua”. Quanto al ballottaggio e all’ipotesi di scegliere “il male minore o andare al mare”, Orietta Salemi ha concluso: “Si può andare anche in montagna. In ogni caso sono passate poche ore, la botta è ancora calda, lasciateci due giorni per fare le nostre valutazioni. “Sul ballottaggio – ha concluso Salemi – ci sarà un confronto e una scelta di comunità perché non siamo un partito dove comanda uno solo. La decisione sarà quindi collegiale e verrà presa nel territorio”. A rafforzare questa idea di andare in aiuto di Patrizia Bisinella anche perchè “Tosi in questi anni è cambiato”, è arrivata una nota di Matteo Ricci, il responsabile degli enti locali del Pd. “Le decisioni sul da farsi a Verona e Belluno le prenderanno i dirigenti locali ma noi inviteremo ovunque a far scattare il voto utile contro il centrodestra e la Lega”. E le parole di Matteo Ricci, responsabile Enti locali Pd, a commento dei dati delle elezioni amministrative arrivate direttamente dal Nazareno, sono piombate come un meteorite sul dibattito che da qui al 25 giugno accompagnerà i sonni del popolo Dem. Un po’ quello che capita in Francia, quando i socialisti votano il candidato gollista per non far prevalere la Le Pen. Au revoir…