Molte città in Italia potrebbero ospitare eventi danteschi, dal momento che il poeta, trovatosi nella condizione di esule dalla sua patria, Firenze, si trovò a sperimentare la difficile condizione di chi cerca ospitalità. Ma Verona rimane un luogo importante per Dante, e il poeta stesso lo testimonia nella famosa epistola a Cangrande della Scala, al quale è peraltro dedicato il Paradiso, e nella stessa Divina commedia, dove Verona appare elogiata per l’apertura e l’ospitalità del suo signore: «Le sue magnificenze conosciute / saranno ancora, sì che ‘suoi nemici / non ne potrai tener le lingue mute» (Paradiso, XVII). È anche per questo, oltre che per l’innegabile interesse che un evento su Dante ha di per sé, che è particolarmente importante l’evento organizzato dalla Società Dante Alighieri – Comitato di Verona, previsto per sabato 29 ottobre al Teatro Ristori. L’evento vedrà la presenza del professor Gregorio Vivaldelli, esperto di teologia e docente presso lo Studio teologico di Trento. Tema dell’incontro sarà la figura di Maria, madre di Gesù Cristo, nella Commedia. Una delle molte donne presenti nella grande opera del poeta, Maria assume, come è comprensibile, la posizione più elevata e di maggiore importanza: assumendo a propria volta il ruolo di mediatrice che era stato di altri e altre prima di lei – Virgilio e Beatrice –, Maria introduce Dante alla visione ineffabile di Dio nell’ultimo canto della Commedia. Dante, però, non si rivolge direttamente a Maria, non ne sarebbe degno: è San Bernardo a rivolgere alla Vergine il celeberrimo appello, pregno di spiritualità e di elevazione poetica. Come molti altri passaggi del Paradiso – e dell’ultimo canto in particolare – questo inno alla Vergine dimostra la capacità di Dante di porre in poesia elevati e raffinati concetti teologici. L’inno è, in effetti, un compendio degli attributi di Maria di Nazareth, che ne mostra la nobiltà e la superiorità, pur nella natura umana, che per elezione divina viene elevata a ospitare l’Incarnazione. Ciò che di Maria viene sottolineato, tuttavia, è soprattutto la funzione di largitrice della grazia, una grazia che deriva dalle preghiere ma che non è necessariamente dipendente da esse: la devozione, dice Dante, è importante, ma la divinità non si allinea completamente alla richiesta degli uomini. E tuttavia è proprio una lunga preghiera che San Bernardo eleva, e che viene seguita da tutti i beati in Paradiso. Come è stata il veicolo per la discesa della divinità in terra, Maria è allo stesso tempo veicolo di carità e salvezza per gli uomini: colui che vuole la salvezza e non «ricorre» a lei, «sua disianza vuol volar sanz’ali», una metafora, quella del volo, che esprime il percorso intrapreso da Dante stesso nell’ultima cantica. Dopo l’intervento di Maria, le parole saranno insufficienti; nonostante questo, Dante è in grado di farci sperimentare l’ineffabile, di farci vedere ciò che non si può vedere. L’incontro di sabato permetterà di entrare più in profondità nel passaggio cruciale di questo percorso: la funzione salvifica di Maria.
EffeEmme