La Carta Ittica Regionale approvata il 30 dicembre scorso parla di sette specie che popolano i fiumi veronesi finite sotto minaccia. La più nota è la Trota marmorata. Seguono il luccio italico, il temolo nostrano, la sanguinerola, lo scazzone, lo spinarello e il gambero di fiume. Le ultime quattro specie, in particolare, sono vere e proprie «antenne» rispetto al rischio d’inquinamento idrico poiché sopravvivono soltanto in acque incontaminate. Fondata nel ‘98, quasi duemila soci, l’Associazione Pescatori Provincia di Verona gestisce 220 km di acque salmonicole veronesi su concessione della Regione Veneto, occupandosi di tutela e salvaguardia degli ambienti acquatici, e nel weekend che apre la stagione della pesca in Adige ha ufficializzato — insieme all’assessore regionale al Territorio e alla Pesca, Cristiano Corazzari, e al direttore di Veneto Agricoltura, Nicola Dell’Acqua — il proprio progetto di protezione della Trota marmorata e delle altre specie minacciate. L’evento di presentazione del progetto si è tenuto all’Incubatoio di Montorio, dove una decina di anni fa l’associazione ha creato il proprio impianto ittiogenico recuperando l’intera area dell’ex depuratore in disuso di Agsm-Aim.
«La Trota marmorata e le altre specie autoctone- afferma Presidente di A.P.P.V., Gilberto Domenichini spiegando perché la sopravvivenza delle specie sopracitate sia a rischio- accomunate dal richiedere uno stretto monitoraggio anche sul piano genetico, sono minacciate dalla presenza di pesci alloctoni, cioè non originari del territorio bensì “introdotti”, che tolgono loro spazio e in certi casi le costringono ad affrontare malattie verso cui non sono immuni. Altri fattori di pericolo sono inquinamento, trattamento delle acque e deviazioni dei corsi a opera dell’uomo».
L’Associazione Pescatori Provincia di Verona creerà allevamenti ad hoc, come nel caso della Trota marmorata che vedrà la collaborazione con Veneto Agricoltura, ma anche bacini in cui le specie minacciate potranno riprodursi nonché zone di tutela in cui vigerà il divieto di pesca.
L’assessore Corazzari definisce l’impianto di Montorio come “un riferimento per tutta la provincia e il bacino dell’Adige. Luoghi simili sono presidi di biodiversità di straordinaria importanza per il ripopolamento delle acque del nostro territorio’’. Il direttore di Veneto Agricoltura, Nicola Dell’Acqua, parla di «un progetto fondamentale per la rete che la Regione Veneto sta creando. Noi stiamo cercando di recuperare la genetica della Trota marmorata, e lo stiamo facendo per ogni singolo bacino. In questo caso, il bacino del fiume Adige. Grazie a questi impianti, gestiti in maniera stoica dalle associazioni di pescatori, si possono operare prelievi per analisi genetiche che permettono poi di procedere al ripopolamento della Trota marmorata in ogni singolo fiume».