Michela Sironi è il primo sindaco donna di Verona e il primo eletto col sistema maggioritario a doppio turno: votato, cioè, direttamente dai cittadini a suffragio universale. Nata ad Arco di Trento il 14 agosto 1946, ma residente a Verona da anni, docente presso l’Università scaligera, Sironi si è laureata in Economia e Commercio all’Università di Padova nel ’71 e specializzata in Diritto ed Economia dell’Unione Europea con master a Milano, Parma e Lussemburgo. In una Forza Italia appena nata e alla ricerca di esponenti di prestigio, è su di lei -in passato vicina al Partito liberale italiano- che cade la scelta quale candidato a sindaco.
I veronesi vanno alle urne il 12 e il 26 giugno 1994. Sironi ottiene al ballottaggio 74 mila preferenze, il 61,5 per cento, sconfiggendo il candidato del centrosinistra, l’avvocato Dario Donella. Molto amata e popolare fra i veronesi, verrà rieletta quattro anni dopo, nel giugno 1998, con 64 mila voti e un netto distacco sul candidato del centrosinistra, l’ex direttore de L’Arena Giuseppe Brugnoli.
“Verona era la seconda città più colpita da Tangentopoli -racconterà Sironi a L’Arena in occasione dei vent’anni di Forza Italia- la politica era stata distrutta dalle questioni giudiziarie e per noi si apriva la possibilità di portare una nuova classe politica onesta ai vertici dell’amministrazione comunale. Era una sfida grandissima che abbiamo voluto cogliere: volevamo fare vedere che si poteva fare politica in modo onesto. E credo che l’abbiamo fatto”.
In otto anni di amministrazione, Sironi realizza in effetti opere pubbliche importanti. A cominciare dal restauro di via Mazzini, affidato all’architetto di Vienna Boris Podrecca e costato 5 miliardi, di cui 3 per i sottoservizi. Di pari importo la spesa per la sistemazione di corso Cavour.
Alla fine degli anni Novanta si aprono anche i tre “cantieri pilota” che danno il via ai lavori di restauro dell’anfiteatro Arena. Nell’estate del 2001 viene inaugurata la Gran Guardia, al termine dei lavori di restauro iniziati nel settembre 1998. Il palazzo viene dotato di un auditorium da 680 posti, sale per eventi culturali e spazi espositivi. Qualche anno prima, nel 1996, su iniziativa dell’assessore alla Cultura Luca Darbi, veniva inaugurato il nuovo Centro internazionale di Fotografia nello spazio espositivo ricavato agli Scavi Scaligeri. Investimenti importanti vengono destinati agli asili nido: vengono costruiti tre nuovi nidi e altrettanti ristrutturati. In tre anni i posti disponibili passano da 700 a quasi 1200. L’assessore allo Sport Camillo Cametti si concentra sul potenziamento degli impianti natatori: fra il 1998 e il 2000, con investimenti per circa 20 miliardi, viene ristrutturata la piscina coperta del centro nuoto Conti di viale Galliano, vengono realizzate le vasche scoperte alle Santini di Borgo Trento, vengono realizzate le piscine esterne al centro nuoto Le Grazie di Borgo Roma, viene costruita la nuova piscina coperta Sorelle della Misericordia a Madonna di Campagna.
Grazie ai fondi messi a disposizione in occasione del Giubileo del 2000, vengono realizzati i lavori di restauro della Chiesa di Santa Chiara e del cosiddetto “Palazzo in tufo” adiacente, che diventa un nuovo ostello della gioventù. I fondi del Giubileo finanziano anche l’intervento di recupero dei due capannoni prospicienti l’Adige nell’ex Macello di quartiere Filippini. Da ricordare infine l’acquisizione delle caserme Santa Marta e Passalacqua a Veronetta, che negli anni successivi verranno restaurate e messe a disposizione dell’Università.
Metrotramvia, un’illusione
Sul fronte della mobilità cittadina: si dà il via al progetto di una metrotramvia di superficie, per collegare i quartieri al centro storico: linea est-ovest da San Michele a stazione Porta Nuova e linea nord-sud da policlinico di Borgo Roma a stadio Bentegodi.
Viene quindi affidata ad Amt la gestione delle procedure per la realizzazione del progetto e viene individuata la ditta fornitrice del mezzo, la società Siemens e definite le caratteristiche tecnologiche del nuovo mezzo di trasporto pubblico, il Combino. Si prevede anche di prolungare le due linee fino a Parona e fino al casello Verona sud.
Viene chiesto un finanziamento al ministero dei Trasporti, che lo concede: per un costo totale di 296 miliardi, lo Stato si accollerà il 60 per cento della spesa, pari a 177 miliardi. Si procede dunque su questa strada ma, più avanti, verranno trovati difetti costruttivi al Combino e il contratto fra Amt e Siemens verrà sciolto.
Rossella Lazzarini