C’è chi è partito salendo sui barconi per la traversata del Mediterraneo o affrontando la rotta balcanica. C’è chi invece ha raggiunto fratelli o genitori in Germania o in Italia, decidendo poi di non mettere radici all’estero e rientrare piuttosto nel Paese di origine, il Marocco, con le competenze acquisite. Le cosiddette “donne delle fragole”, grazie all’accordo Spagna-Marocco, hanno svolto impieghi stagionali, lontane dai figli e da ogni affetto. Sono molte e diverse le storie raccolte dalla giornalista Gloria Aura Bortolini, per documentare l’impegno di Progettomondo in Marocco tramite una serie di podcast prodotti da Hypercast per l’ong veronese e appena pubblicati. Ciò che le accomuna è la scommessa della migrazione seguita dal ritorno a casa, dove, intercettando Progettomondo e il programma Amal, è iniziata la fase del riscatto, della realizzazione di un nuovo obiettivo. E’ un progetto che si impegna nell’accoglienza e nell’accompagnamento alla reintegrazione di migranti di ritorno da Germania, Spagna e Italia. “Road4change, sur la route du Maroc” il nome del format che conta sei puntate. In ciascuna di esse i protagonisti raccontano la loro personale storia, ciascuna unica.
Progettomondo è in Marocco dal 2001, nella regione di Beni Mellal-Khénifra, dove ancora oggi – pur se notevolmente calati – si registrano i tassi di migrazione verso l’Europa più alti di tutto il Marocco.
“La regione di Beni Mellal-Khénifra è tra le più povere del Marocco – spiega il presidente Mario Mancini -, e ciò spinge gli abitanti delle zone rurali a cercare migliori opportunità prima verso la città, dove cresce l’urbanizzazione, poi verso i confini oltremare. La stessa cosa sta accadendo in Tunisia, dove la nostra Ong ha appena aperto una nuova sede. Ci impegniamo in attività di supporto ai giovani tunisini, per renderli consapevoli sul rischio migratorio e le enormi difficoltà a cui possono andare incontro partendo senza documenti. Sta aumentando esponenzialmente il numero di tunisini pronti ad abbondare la terra di origine, dominata da un’economia sempre più in crisi, con i beni di prima necessità che scompaiono dagli scaffali”.
In Marocco, invece, lo scenario negli ultimi anni è cambiato. Dal 2010, a seguito della crisi economica che ha segnato l’Europa e delle politiche di esternalizzazione delle proprie frontiere, nonché del mutato contesto sociopolitico del Paese nordafricano, gli interventi di Progettomondo si sono diversificati, includendo anche tematiche nuove come la prevenzione dell’estremismo violento, l’integrazione dei migranti di ritorno o ancora l’assistenza alla popolazione migrante subsahariana.
“Il nostro obiettivo – conclude Mancini -, oltre che lavorare in sinergie con le comunità locali, è pungolare la politica internazionale. L’Italia e l’Europa in generale sono realtà economiche basate sulla mancanza di manodopera regolare in diversi settori, quindi bisogna iniziare a considerare i migranti non come braccia per lavori in semi schiavitù, ma come cittadini che abbiano diritto a un accesso regolare e all’inserimento integrale nelle nostre società, funzionale pure alle nostre economie”.
“Grazie a questo progetto, ho scoperto un Marocco che non conoscevo e che mi ha conquistata”, afferma Bortolini. “Ci vuole coraggio e consapevolezza per partire in maniera responsabile ma per tornare non basta l’amore per le proprie radici, serve un concreto aiuto per reintegrarsi e trovare il proprio riscatto personale”.