È stato presentato ieri alla Società Letteraria di Verona il nuovo libro di Angelo Mincuzzi, dal titolo “indubbiamente forte e provocatorio” come lo stesso autore ammette,: “Europa Parassita. Come i paradisi fiscali dell’Unione Europea ci rendono tutti più poveri” edito da chiare lettere.
Il nuovo libro di Angelo Mincuzzi
L’autore Angelo Mincuzzi, giornalista del Corriere della Sera, è subito entrato nel vivo raccontando ciò che ha scoperto nei lunghi mesi dedicati alla stesura di questo volume: un vasto panorama finanziario costituito di leggi, regolamenti e tecniche che ci consentono di eludere le tasse in Europa e non solo.
“Eludere – sottolinea Mincuzzi – non evadere, sia chiaro. Perché la gente comune evade le tasse, i ricchi veri le eludono”. La sostanza è la stessa, cambia il modo: pressapochista e illegale il primo, sofisticato quanto legale il secondo.
“Questa Europa – riflette l’autore – è quella che hanno voluto i padri fondatori? È un progetto che unisce i popoli?”. La risposta da persona addetta ai lavori con un curriculum giornalistico di tutto rispetto, che lo ha visto impegnato fra i più caldi “fronti fiscali” da Dubai alla Cina, è stata: “probabilmente no, non era questo il progetto, quindi il compito che abbiamo come cittadini è migliorare l’Europa che conosciamo e in cui tutti noi viviamo”.
“Abbiamo bisogno – continua Mincuzzi – di un’Europa più forte, e questa è una convinzione che si è rafforzata in me al termine del viaggio che ho recentemente compiuto nei paesi europei”. Dall’analisi del giornalista è emerso che l’Europa è divisa in due: vi è mondo di sopra – soggetto principale della ricerca, che è abitato dai super ricchi, con patrimoni quantificabili in milioni di euro, le cosiddette élite finanziarie, che poi sono quelle che governano le multinazionali. L’altro mondo, invece, è composto da tutti gli altri, ricchi o poveri che siano.
E ancora, “con multinazionali intendo le realtà che fanno concorrenza sleale alle imprese medio grandi, le quali non posso utilizzare gli arbitraggi fiscali come invece è possibile fare in Lussemburgo e Olanda, per citare due esempi”. Infatti in questi paesi è possibile fare accordi con i governi al fine di pagare meno tasse, come dicevamo, eludere il fisco, legalmente. Va da sé che tutte le altre imprese dello scenario europeo, purtroppo o per
fortuna, le tasse le devono pagare a seconda dell’aliquota che ogni stato sceglie di applicare.
L’analisi
L’autore, ha riscontrato “due fenomeni in Europa: un enorme squilibrio in termini fiscali fra i diversi paesi europei“. Ciò porta i cittadini che possono permetterselo, a vagare da un paese all’altro cambiando residenza in relazione alle operazioni finanziarie che intende portare a termine in un determinato momento. Per tutti gli altri non resta che pagare, le tasse si intende.
Da sempre considerate una medicina amara, le imposte sono necessarie, tutti lo sappiamo e lo sapeva anche il presidente degli Usa Franklin Delano Roosvelt che un giorno di fronte a tanti ricchi suoi connazionali che si ingegnavano per pagare le tasse a “prezzo di saldo” disse: “le tasse sono il prezzo che bisogna pagare per la civiltà”. Citazioni a parte, quel che è certo è che l’elusione rimane una piaga del nostro tempo, infatti, il professor Gabriel Zucman ha di recente quantificato le tasse non pagate in Europa in 11 mila miliardi di euro immagazzinati nei paradisi fiscali a cui si aggiungono beni per un importo analogo sotto forma di immobili, opere d’arte, gioielli, oro. “Per quanto sembri difficile da immaginare anche l’Italia, a modo suo, è un paradiso fiscale – spiega ancora Mincuzzi – in particolare in materia di successioni.
Infatti, un finanziere milanese, la cui clientela è per la maggior parte francese, consiglia ai suoi clienti: “Vivre à l’étranger, mourir en Italie” che significa, “Vivi all’estero, muori in Italia”. Mincuzzi racconta che questo finanziere afferma di “avere la fila di clienti francesi che vogliono la residenza in Italia”. Il perché è presto detto: le tasse di successione in Italia sono tra le più basse in Europa, mentre in Francia il 65% del patrimonio ereditato va in tasse. Per non parlare della Spagna dove gli eredi si vedono decurtata l’eredità addirittura dell’80%.