Il 3 giugno 1963 Papa Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli, dopo cinque anni di – breve ma positivissimo – pontificato si spegne a causa di una febbre troppo alta, dovuta al tumore allo stomaco che si portava dentro da tempo. Aveva 81 anni e godeva dell’appellativo “Papa buono”.
Nato in provincia di Bergamo nel 1881, educato al sacerdozio, ha prestato servizio militare come cappellano nella Grande Guerra. Ha ricevuto incarichi internazionali, è stato Patriarca di Venezia, Papa, ha fatto pellegrinaggi e organizzato concili. Dopo la morte è stato beatificato e canonizzato. È rimasto impresso nei cuori e nei pensieri dei fedeli. Oggi, la sua salma si trova in Vaticano.
Nei suoi cinque anni come Papa ha rivitalizzato il forte impulso evangelizzatore della Chiesa Universale e ha promosso la convocazione del secondo Concilio Ecumenico Vaticano. La particolarità che più si ricorda di questo pontificato però, è la sua tendenza all’inaspettato, unita a una discreta informalità: durante il primo Natale che trascorse come pontefice, Roncalli decise di visitare e benedire i bambini del Bambin Gesù, ospedale romano, i quali lo scambiarono addirittura per Babbo Natale. A Santo Stefano dello stesso anno, visitò i detenuti del carcere Regina Coeli di Roma per accarezzare il capo a ognuno di loro e regalare auguri di speranza, di vita. Celebri sono le parole che ha pronunciato in quell’occasione: “Non potete venire da me, così io vengo da voi […] Ho messo i miei occhi nei vostri occhi, ho messo il cuor mio vicino al vostro cuore […] La prima lettera che scriverete a casa deve portare la notizia che il Papa è stato da voi e si impegna a pregare per i vostri familiari”.
Le uscite dalle mura del Vaticano di Papa Giovanni XXIII sono state 152 in pochissimo tempo, complici il suo desiderio di avere un contatto con i fedeli e la sua abitudine di visitare le parrocchie romane la domenica. Inoltre, è stato il primo Papa a superare i confini della capitale italiana dopo l’Unità: si è recato, per pellegrinaggio, sia a Loreto che ad Assisi.
Ma anche lì, all’interno del luogo cardine della fede cattolica, ha potuto instaurare rapporti significativi: ha ricevuto ospiti da ogni continente, alcuni umili, altri di notevole fama. L’Arcivescovo di Canterbury si è recato al Vaticano: è stata la prima visita in 400 da parte del rappresentante della Chiesa Anglicana al Papa.
Perché lo ricordiamo e perché il suo pontificato è stato rilevante nella storia italiana e internazionale? Per tutto quello che ha iniziato e concluso in cinque anni, per quello che ha cominciato allora e che ancora influenza la quotidianità cattolica. Per la Pacem in Terris, per il Discorso della Luna, per il Gaudet Mater Ecclesia: interventi che diventano manifesti pacifisti nell’era della guerra fredda, parole che lo pongono al pari di ogni altro fedele, proposte che potrebbero permettere alla fede di entrare nella vita di tutti i giorni e che renderebbero la cristianità la casa di ogni credente.
Elettra Solignani