“Il Giardino resterà chiuso anche il 15 giugno”. Giamprimo Zorzan non ha dubbi. “In queste condizioni non ha senso riaprire. Lo farò solo quando non ci sarà più obbligo di mascherine e distanziamento. Altrimenti che musica è?”.
Già, la musica è un terreno diverso dagli altri, sostiene Zorzan, che negli anni ha fatto del Giardino un autentico gioiello, un pezzo unico nel panorama veronese, con serate indimenticabili. “La musica ha senso se puoi condividerla con altri, se la puoi vivere senza barriere. Così no, scusate, ma io non ci sto”.
Il 15 giugno, com’è noto, dovrebbero riaprire gli spazi per la musica dal vivo con limitazione di posti, obbligo di mantenere le distanze prescritte, accesso solo con mascherina, limitazione di posti e cosa anomala divieto di somministrazione e di bevande e cibi. “Fatta questa premessa si può tranquillamente affermare che la musica rock fino all’arrivo del vaccino è morta. Il rock e per rock intendo, il rock blues, il rock americano, quello cantautorale, il metal, l’hard rock è sinonimo di aggregazione, movimento, di abbracci e pianti, non si può immaginare la musica rock senza una birra in mano e senza appoggiare il braccio sulle spalle dell’amico vicino”.
Zorzan non ha dubbi. “ Se invece si parla di lirica, musica classica, jazz, cantautorale , allora si può pensare a dei concerti con numero limitato e tutti seduti, come a teatro però anche in questo caso sono molto perplesso. Vi immaginate un music club con le sedie a due metri di distanza l’una dall’altra, tutti seduti con la mascherina ad ascoltare, pensate solo all’impressione e allo stato d’animo che può sentire l’artista sul palco difronte ad una simile platea”.
“Capisco – aggiunge ancora -aprire le chiese e anche le opere teatrali con queste limitazioni ma la musica è un’altra cosa. Si, possiamo affermare che dopo il 15 giugno si accenderà una piccola luce in fondo al tunnel ma per tornale alla normalità nella musica dal vivo le cose devono essere solo come erano prima”.
Da qui la sua decisione, che prende evidentemente a malincuore. “Per la pssione che sento aprirei oggi, ma so che non sarebbe la stessa cosa. Chi è venuto a suonare al Giardino, parlo di artisti anche di fama internazionale, al di là dell’ambiente ha sempre apprezzato il calore, l’emozione. Oggi non lo riconoscerebbe più. Il club Il Giardino non aprirà finchè ci saranno obblighi di distanziamento e mascherine. E poi, cosa non trascurabile i costi delle produzioni: se prima si riusciva a coprire un concerto con 100 persone o 12000 non vedo come si potranno far tornale i conti con 30 o 3000”.