Il mercato del lavoro è meno giovane Ma nel Veneto sono in diminuzione gli under 30 che non lavorano e non studiano

In un contesto in cui la popolazione continua a invecchiare è sempre più necessario investire sui giovani. A tal fine il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza affronta il tema dei ragazzi in un’ottica trasversale declinando le politiche e gli investimenti per i giovani all’interno di tutte le sei missioni; anche la Strategia regionale per lo Sviluppo Sostenibile individua, nella Macroarea 3 “Per il benessere di comunità e persone”, interventi a loro favore, soprattutto in sostegno dell’occupabilità. La longevità crescente e la minore riproduttività sono da decenni le determinanti di una riconfigurazione della struttura per età della popolazione in favore delle fasce più anziane, creando forti disequilibri chiaramente anche nel mercato del lavoro. Le piramidi per età in questa pagina mostrano che la popolazione, sia totale che occupata, si poggia su una base sempre più stretta, troppo sbilanciata verso l’alto. L’inserimento dei giovani nel mercato lavorativo ne gli anni è slittato in avanti: è sufficiente notare che in Veneto nel 2005 ogni 100 lavoratori 15-29enni si contavano 39 occupati 55-64enni (lavoratori potenzialmente in uscita), mentre nel 2022 questo valore sale a 134. Fortunatamente il Veneto è una regione che offre opportunità ai giovani: seconda regione italiana sia per i livelli di disoccupazione più bassi che per i tassi di occupazione più elevati e minore è anche lo spreco di talento giovanile: in Veneto sono pochi e in diminuzione gli under 30 che non lavorano, non studiano e non si formano (Neet). Si mette in evidenza che in questa Statistica Flash vengono utilizzati gli ultimi dati disponibili aggiornati ad oggi. Ma quali sono le principali opportunità per i giovani? In Veneto il settore in cui sono più presenti è sicuramente quello alberghiero e della ristorazione, dove il 38% dei lavoratori ha meno di 35 anni. Quote significative di occupati giovani anche nel commercio e nel campo dell’informatica e telecomunicazioni, mentre nell’amministrazione pubblica si contano pochi under 35, dimostrando una forte mancanza di mobilità tra le generazioni e quindi di apertura al potenziamento dello sviluppo innovativo del settore con nuove leve, nuove energie.
Fra i giovani, poi, più alto è il rischio di vulnerabilità, più i precari e stipendi più bassi. Sono 34% i precari contro il 12% fra gli over 35 anni; e il settore alberghiero e ristorazione, quello in cui i giovani sono più presenti, è il principale per contratti a tempo determinato. Inoltre, fra i giovani, le donne sono più vulnerabili degli uomini: sono il 42% le giovani che lavorano con contratti precari e a bassa intensità lavorativa (part-time involontario) a fronte del 28% dei loro coetanei maschi. L’incertezza è sicuramente una caratteristica dell’inserimento lavorativo, ma si sottolinea, comunque, che la situazione in Veneto è meno incisiva di quella rilevata dalla media italiana: in Italia nel 2022 sono di più i giovani precari (35,4%) e di conseguenza più alte le condizioni di vulnerabilità.