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Flavio Zuliani, amministratore delegato di Aquardens, è uomo vulcanico e d’intuito. Aquardens, colosso dei parchi termali, ha 14 vasche dedicate al benessere immerse nella Valpolicella, a Pescatina. È grande 110 mila metri quadrati, ci lavorano più di 200 persone e, prima delle restrizioni legate al Covid, accoglieva mezzo milione di clienti all’anno. «Nel 2019», dice nella video-intervista alla Cronaca di Verona, «abbiamo raggiunto il 45% di Ebitda». È il margine operativo lordo. «Nel 2020 il virus e i dpcm ci hanno spezzato le ali», aggiunge, «e abbiamo perso quanto avevamo costruito negli 8 anni precedenti. I danni, calcolati tra 2020 e 2021, ammontano a circa 35 milioni, solo per i mancati ricavi. Altri 10 se ne andranno in costi certi, con gli ammortizzatori sociali per i dipendenti. I decreti Ristori e Ristori-Bis», e qui Zuliani (giustamente) si infervora, «ci porteranno circa 150 mila euro. Come pensate che potremo compensare le perdite? Si può andare avanti così? Noi, e penso anche agli altri, siamo destinati a chiudere se le cose non cambiano». Ecco l’intuito, l’idea formidabile, temiamo troppo per il Paese Italia, ma speriamo di sbagliarci: tamponi rapidi (gratuiti) a chi vuole accedere alla struttura. «Chi è negativo entra, si gode il parco a pieno, e non solo la zona termale – che al momento è l’unica che possiamo tenere aperta – e chi è positivo ovviamente torna a casa e si mette in quarantena. In questo modo», sottolinea, «oltre a salvare la nostra attività svolgiamo un servizio utile al servizio sanitario e a tutto il Paese». In primavera Aquardens ha aiutato alcuni ospedali donando risorse economiche per l’acquisto di mascherine, camici, guanti, tutto ciò che era diventato introvabile. È già un mese che Aquardens fa i test all’ingresso, ma questi, dicevamo, sono riservati a chi vuole accedere alle vasche termali. «Abbiamo allestito un drive-in nel piazzale, ora facciamo sia l’antigenico che il molecolare. Uno arriva e noi lo facciamo, senza bisogno di prenotarlo. I ritardi della sanità pubblica arrivano fino a una settimana: da noi in mezzora si fa il test e si ha la risposta. Questo Paese», evidenza Zuliani, «parla solo di positivi, ma cosa ne facciamo dei negativi? La vaccinazione porterà via un sacco di mesi: fino ad allora cosa facciamo?». Zuliani lancia un manifesto che apre a tutti gli imprenditori. «Vogliamo diventare un’area completamente Covid-free. Abbiamo visto che i controlli si possono fare agli aeroporti, ai parchi, nei ristoranti. Facciamolo per tutte le attività. Le aziende più piccole potrebbero consorziarsi e condividere le stesse operazioni. Il tampone rapido è sicuro al 98,3%. A noi non interessa entrare nella diatriba Stato-Regioni. Ci interessa solo che qualcuno ci dica se il nostro progetto è valido. Lo valutino». Zuliani ha scritto una mail al governatore del Veneto Luca Zaia. «Se questo progetto viene ritenuto valido dagli esperti, allora siamo di fronte alla soluzione per poter tornare a lavorare, a offrire un servizio, a garantire lo stipendio a tante famiglie. Sicurezza, sanità ed economia potrebbero andare a a braccetto».