«Il fine ultimo è quello di rendere i miei uomini i migliori calciatori possibili. Vincere uno scudetto o una Coppa dei Campioni è il risultato della somma di tre fattori: classe, preparazione atletica e intelligenza».
Il 9 novembre 1997 ci lasciava Helenio Herrera, uno degli allenatori più rivoluzionari e chiacchierati del calcio, nonché “Mago” della Grande Inter capace di vincere tutto.
TRIONFI NERAZZURRI. Siamo agli inizi degli anni Sessanta, il panorama calcistico italiano è dominato da Juventus e Milan. Il presidente dell’Inter, Angelo Moratti, è alla ricerca di una svolta vincente. La soluzione la trova proprio nel 1960: in Europa si parla molto del tecnico del Barcellona Helenio Herrera, amatissimo in Spagna, ma intenzionato a cambiare aria. La proposta di contratto è impossibile da rifiutare, tanto che il tecnico non se la lascia sfuggire. La sua filosofia rappresenta una ventata di novità, che però non ha effetti immediati, dato che bisogna attendere la stagione 1962/63 per la conquista dello scudetto. Sarà solo il primo di altri memorabili trionfi: al termine dell’esperienza nerazzurra, il palmarès vanta infatti tre campionati italiani, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali.
IL METODO H.H. «La palla si sposta sempre più lontano e più velocemente quando non c’è un giocatore dietro di essa». Stile di gioco particolare quello di Herrera, che si esprimeva attraverso un piccolo numero di passaggi brevi e molto veloci, utili a raggiungere la porta avversaria nel minor tempo possibile. Non c’era quasi posto per il dribbling, considerato come uno strumento e non come un sistema. La tattica era quella del catenaccio, ma con modifiche che lo rendevano originale e rivisitato. Anche il modo di allenarsi era inedito, basato su disciplina ferrea e rigorosi piani alimentari. Herrera è stato uno dei primi ad applicare accorte tecniche motivazionali, oltre a monitorare la vita privata dei suoi giocatori. Anche il ritiro è una sua invenzione: i giocatori venivano rinchiusi in hotel per giorni, circondati da personale, campi e attrezzature. L’obiettivo era quello di aumentare la concentrazione prima delle partite.
CAFFÈ “CORRETTO”. Nel 2004 Ferruccio Mazzola, fratello di Sandro, pubblicò un libro intitolato “Il terzo incomodo”, nel quale accusò Herrera della somministrazione sistematica ai giocatori di sostanze dopanti, facendo ricorso ad amfetamine sciolte nel caffè. L’Inter lo querelò per diffamazione, chiedendo (senza ottenerlo) un cospicuo risarcimento. Nessuno dei calciatori ancora viventi si presentò al processo, eccetto Franco Zaglio, che confermò quanto scritto. La testimonianza di Mazzola attribuiva a farmaci dopanti i decessi di numerosi giocatori allora in attività. Anche diversi protagonisti della Grande Inter del “Mago” morirono prematuramente, a seguito di malattie che potrebbero essere collegate all’utilizzo di quelle sostanze. Il caffè “corretto” di Helenio Herrera, vero e proprio mistero.