L’edizione numero diciassette della più grande celebrazione del fenomeno “cosplay” d’Italia si è svolta all’inizio di settembre nella magnifica location di Giardino Sigurtà, a Valeggio sul Mincio. Il grande spazio verde (premiato come “parco più bello d’Italia”) raccoglie uno scenario botanico straordinario con viali panoramici, boschi, tappeti erbosi, fioriture di tulipani e rose unite a vegetazione di ogni genere tra cui ninfee, fiori di loto, ibischi d’acqua e papiri. Il parco ospita anche una grotta, vari specchi d’acqua, un “castelletto”, un eremo neogotico che, nel loro insieme, creano l’ambientazione ideale per ospitare l’universo “cosplay”, termine coniato in Giappone per indicare l’esperienza di indossare costumi e appropriarsi dell’estetica di personaggi di fantasia. L’iniziativa al Parco Giardino Sigurtà ha previsto un ricco programma di sfilate, spettacoli e incontri fantasy con esibizioni dal vivo delle sigle storiche dei cartoni animati, show interattivi, spazi decorati e rievocazioni con figuranti. Il fenomeno “cosplay”, sperimentato prevalentemente all’interno di manifestazioni e competizioni, fa la sua apparizione in Italia negli anni Novanta grazie alle Comic Market o Comiket (fiere del fumetto quali “Lucca Comics & Games”, “Comicconvention di Milano” e “Torino Comics”) concepite come spazi di socializzazione e integrazione. Nel tempo si crea una forte attenzione editoriale nei confronti dei fumetti giapponesi (definiti “manga”) unita a un ampio interesse verso saghe d’animazione e sigle di cartoon. Così, si sviluppa una nicchia di mercato che, attraverso siti web, community social, sartorie specializzate, negozi di travestimenti e accessori, garantisce alle persone che praticano il cosplay (denominate “cosplayer”) di ottenere “conformità narrativa” alla storia del personaggio scelto. Nonostante la diffusione recente di questa tipologia di mascheramento, il desiderio di “vedersi con occhi nuovi” è considerato, da sempre, uno spazio di evasione accettato a livello pubblico. Basti pensare ai fastosi balli in costume del passato nei palazzi nobiliari, ai tanti riti di iniziazione delle diverse culture o alle cerimonie solenni di specifici gruppi sociali. Mascherarsi, per assumere temporaneamente altre vesti, porta a una vera e propria immedesimazione in personaggi concepiti come eroi ed eroine, in uno spazio di espressione libero da giudizi.
I ruoli più diffusi, oltre a quelli ispirati ai manga giapponesi, ai videogiochi e alle serie televisive, richiamano la narrativa internazionale (come “Star Wars”, “Harry Potter” e “Il Signore degli Anelli”), le storie di supereroi (quali “Iron Man” e i “Fantastici Quattro”) e alcuni gruppi musicali (le “band cosplay” legate al genere “visual kei”). Chi pratica il costplay non solo assume i panni altrui indossando costumi (per lo più auto-prodotti con cura minuziosa) ma cerca di riportare in vita figure idealizzate e fantastiche (imitandone comportamenti, gesta, pose tipiche e abitudini) nel rispetto di quella che viene definita “autenticità visiva” del travestimento. In questo modo i vestiti, le acconciature e i trucchi consentono di rispecchiare scrupolosamente l’immagine da rappresentare e ne riprendono mimica facciale, fattezza corporea ed espressività.
Chiara Antonioli