“I pugni si danno, i pugni si prendono. Questa è la boxe, questa è la vita. E io nella vita ne ho preso tanti di pugni, veramente tanti…ma lo rifarei, perché tutti i pugni che ho preso sono serviti a far studiare i miei figli”.
A parlare è Primo Carnera, unico italiano campione mondiale dei pesi massimi, che conquistò il titolo il 29 giugno 1933 al Madison Square Garden di New York vincendo contro Jack Sharkey. Carnera divenne un eroe nazionale, omaggiato dalle istituzioni. Il “gigante di Sequals” (un piccolo paesino che all’epoca era in provincia di Pordenone, contava poco più di tremila abitanti) rappresentava, infatti, un modello utile al regime. Benito Mussolini voleva fare di Carnera un modello da imitare e lo fece affacciare dal balcone di Piazza Venezia.
ll 29 giugno è anche il giorno in cui, nel 1919, il Gigante buono, il Colosso dai piedi d’argilla, lottatore da 2,05 metri per 120 chilogrammi, emigrò in Francia, iniziando a lavorare prima nell’impresa di costruzioni dello zio, poi in un circo dove lo scoprì il suo primo estimatore, Paul Journée.
Un pugile mediocre ma dall’occhio acuto che lo presentò a Léon Sée, il “vecchio volpone”, come lo definì Primo nel suo Manoscritto ritrovato.
L’icona del ’900 italiano, il fenomeno di massa che con le masse sapeva entrare in contatto diretto, mantenne il titolo fino al 1934, quando perse l’incontro con Baer. Sempre innamorato della sua città natale, Sequals , vi ritornò per trascorrere gli ultimi giorni della sua vita: gravemente malato, morì nel 34esimo anniversario dalla conquista del titolo mondiale dei pesi massimi, il 29 giugno 1967.
ll giorno che segna il suo destino, soprattutto perché diventa Campione del mondo dei pesi massimi, primo italiano della nostra storia a conquistare il titolo che per antonomasia raffigura l’uomo “più forte del pianeta”.
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