Achille Lauro – “Domenica”, la canzone ricalca le altre portate a Sanremo, ma in qualche modo Lauro riesce sempre a stupire, stavolta con un coro gospel e un finale psichedelico. Istrione. Voto 7
Yuman – “Ora e qui”: proposta da Sanremo giovani che paga lo scotto della prima volta. La musica sovrasta le parole, in un brano soul che ben si sposa con lo stile della kermesse, ma senza mordente. Rimandato. Voto 5
Noemi – “Ti amo non lo so dire”: è la solita Noemi, voce inconfondibile e potente, adatta al brano. Aggiungici che la produzione è in mano a due come Mahmood e Dardust, un ritornello perfetto per le radio e il gioco è fatto. Nulla di nuovo, ma la “rossa” c’è. Voto 6,5
Morandi – “Apri tutte le porte”:influenze anni ’60 in un brano “rimodernizzato” come gli ultimi suoi, dal guru Jovanotti. Si poteva dare di più, perchè non gli calza proprio a pennello, ma Gianni scardina tutte le porte. Viva l’amore. Voto 6.5
La Rappresentante di Lista – “Ciao Ciao”: partono a razzo, basso e riff ficcanti, base funky e Veronica che tiene il palco col piglio della rock star, riportando in vita anche la lezione di Cecchetto col Gioca Jouer. Meritatissima la seconda posizione. Internazionali. Voto 7,5
Michele Bravi – “Inverno dei fiori”: si porta appresso un’aura disperata, in un mix anni ’80 tra Edward mani di forbice e Robocop. Mancava da un bel po’ dai palchi, ma in un attimo tutto riaffiora nitidamente. Noioso. Voto 5
Massimo Ranieri – “Lettera di là dal mare”: sembra stia recitando in un film d’altri tempi. Classica interpretazione attoriale alla Ranieri, anche se l’esecuzione è al di sotto delle sue potenzialità. Largo ai giovani. Voto 5
Mahmood e Blanco – “Brividi”: meno sperimentali di quanto ci potesse aspettare, con un brano in perfetto stile san Remo. Pazzesca la personalità di Blanco, a soli 18 anni. Brividoni e primo posto. Voto 8
Ana Mena – “Duecentomila ore”: sembra uscita da Disney Channel. Atmosfere balcaniche mischiate ad un sound da balera. Meritatamente ultima. Ma chi l’ha invitata?. Voto 4
Rkomi – “Insuperabile”: sembra il titolo adatto al suo outfit motociclistico. Rappa sgangherato, poca resa e autotune a sprazzi. Miracolato. Voto 5,5
Dargen D’amico – “Dove si balla”: tra dance e rap, Dargen prova a prender in giro tutti, come sempre fa. L’esperimento gli riesce a metà, sfociando nel trash. Galleggia. Voto 5,5
Giusy Ferreri – “Miele”: inconfondibile nel bene e nel male, per un teatrino vintage, da vorrei ma non posso. Non è la sua. Voto 4
TOP – MANESKIN: come dice Amadeus “sono l’orgoglio italiano”. Ma aldilà della retorica e dei gusti, i ragazzacci de Roma, se magnano il palco, e scatenano l’Ariston.
FLOP – Amadeus e compagnia bella: una prima serata fiacca, priva di idee, che senza Fiorello sarebbe stata una tragedia, sfiorata ad ogni intervento di Ornella Muti. La gestione poi del bel Matteo Berrettini, e la scenetta trenino coi Maneskin, completano l’opera. Rabbrividiamo.
Fabio Ridolfi