Uno che non le manda a dire, Ivan Juric. Uno che è entrato piano piano nel cuore di una città. Senza proclami. A bassa voce. Col lavoro. Con i risultati. Con la coerenza, soprattutto. La stessa coerenza che lo spogliatoio apprezza. Perché vuol dire, piaccia o no, “che tutti sono uguali” e non c’è uno “più uguale degli altri”, per dirla alla Orwell. Lui è fatto così, pane al pane, vino al vino. Basta rileggere certe sue uscite, per capire.
SU BESSA, IN RITIRO: “Non c’è con la testa, in questo momento non fa al caso nostro e allora tanto vale resti fuori. Oggi abbiamo bisogno di giocatori che credano in questo progetto e che non abbiano in testa altre idee. Quando cambierà, ne riparleremo”,
SU PAZZINI: “Inutile continuare a chiedermi se giocherà e perché non gioca. Pazzini, oggi, non è nelle condizioni di affrontare una partita, almeno per come la vedo io. Quando sarà a posto, quando avrà nelle gambe quello che serve, allora se ne potrà parlare. Per ora, no”.
SU SALCEDO: “Può giocare in tanti ruoli, sta giocando anche più di quello che pensavo. Lo conosco bene, può fare una grande carriera. Mi piaceva quand’era al Genoa, non quando è stato all’Inter. Là, l’avrei preso a schiaffi, per come si comportava”.
SU DI CARMINE: “E’ rimasto a casa, scelta tecnica. Perchè? Lui lo sa, questo conta. Non vi dico di più, diciamo che deve riflettere. Quando l’avrà fatto, tornerà con noi…”