“Un libro è una finestra, una porta per evadere, viaggiare con la mente, per fermarsi a riflettere, per informarsi, per rilassarsi, ognuno vive la lettura come sente”.
Le librerie sono state tra le prime realtà cui è stato concesso di riaprire le porte. Il Gelso, “un giardino da leggere nel cuore di Verona”, è un luogo fatato che regala una palpabile sensazione di possibilità che possono sbocciare, aprendo quelle porte che i libri ci consentono di intravedere. Ora la porta de Il Gelso, libreria e cartoleria gestita da Giovanna, assieme al figlio Stefano, viene aperta solamente tre giorni a settimana. E viene aperta rispettando tutti i crismi che questa emergenza sanitaria impone. “Massimo due persone con mascherina. I guanti li forniamo noi a chi non li ha. Gli altri aspettano fuori, dove abbiamo predisposto un dispenser di igienizzante, o vengono serviti da noi”, risponde prontamente Stefano
Come ha impattato sulla vostra attività quest’emergenza?
Sicuramente ci siamo dovuti reinventare, utilizzando, in maniera più intensa, gli strumenti che ci vengono offerti dalla tecnologia. Penso, ad esempio, ai social, per i quali, nelle ultime settimane creiamo contenuti che permettano alle persone di vedere di più i nostri prodotti, di esplorarli, per poi venirci a trovare in negozio. Già da novembre avevamo iniziato a muoverci in questa direzione, promuovendo con la collaborazione di Roberto Sirigu, su Instagram, la rubrica “Le foglie del Gelso”, in cui forniamo un suggerimento per la lettura.
Cosa è significato per voi riaprire?
L’importanza del riaprire non è tanto nell’incasso, ma nella possibilità di mantenere la relazione con i clienti, quel rapporto umano che nobilita il ruolo della libreria fisica. La eleva da semplice negozio in cui comprare un libro a luogo in cui trovare un servizio che si basa su un rapporto umano, ed offre consigli, con passione. Tanti entrano senza sapere se e cosa troveranno. Avere una bella atmosfera, invitare le persone a trovare qualcosa fa la differenza. Sicuramente abbiamo sperimentato tutti la praticità di certi canali di vendita e credo che sia positiva. Nonostante siamo abituati alla lotta tra i negozi reali e quelli online io penso che i negozianti abbiano le proprie responsabilità. È chiaro che un negozio fisico abbia vincoli e costi che un e-commerce non sostiene. Però se si va in una libreria si cerca il rapporto umano ed un servizio, ed è quello che fa la differenza e fidelizza. Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di trattare le persone come vorremmo essere trattati noi, mettendoci entusiasmo. Spesso molti clienti mi contattano dicendomi “Preferisco comprarlo da te che su Amazon, ce la fai a procurarmelo?”
Cosa ci hai insegnato e ci insegnerà quest’emergenza?
Ci aiuterà a riflettere su dove stavamo andando. Questa riflessione potrà risolversi in un nulla di fatto, ma ci ha costretto a fermarci a vedere alcune realtà. Stiamo raccogliendo i nodi che vengono al pettine, in un paese che da trent’anni non investe sul futuro. Non possiamo fare un paragone con altri paesi con altre strutture e non è adesso il momento di vedere di chi sono le responsabilità. Ora bisogna evitare di essere rimasti a casa due mesi per niente. Se ora la gente pensa di potere andare a fare festa, si rischia un ulteriore lockdown. Allora lì si che diventa dura
Cosa vi augurate per il futuro?
Il nostro modo di vivere è cambiato. Anche il lavoro cambierà. Dovremo sfruttare meglio gli strumenti di visibilità e comunicazione online, per creare un rapporto diverso ma positivo con i clienti, facendo sapere loro che nei giorni di chiusura lavoriamo comunque per mostrare loro i prodotti. Sicuramente un problema reale per tanti sarà la liquidità. Speriamo che questo virus diventi meno aggressivo e che l’estate ci aiuti. Noi viviamo molto di turismo… una cosa che faremo sarà offrire più libri sull’Italia, guide, sentieri, che possano costituire un servizio ai nostri clienti e al turismo italiano
Che ruolo possono avere i libri in questa rinascita?
C’è chi in queste ultime settimane ha letto più libri che negli ultimi 10 anni. La necessità è quella di impiegare il tempo in un modo utile, arricchente, intimo. Forse può aiutare ad accettare questo tempo strano e ad apprezzarne anche alcuni lati positivi
Ce ne sono stati?
A Verona non si è mai respirato così bene. Vedere questi cieli blu, gli animali che si avvicinano alla città, sentire l’aria più pulita, il ronzio delle api… è emozionante. È chiaro che dobbiamo ripartire ma forse abbiamo capito che fare un piccolo passo indietro ha anche i suoi lati positivi.
Stefania Tessari