“Chiediamo di implementare il progetto di legge regionale n. 41, che propone di limitare in modo consistente l’installazione al suolo da parte degli impianti fotovoltaici, inserendo una definizione di agrivoltaico, utile a delineare le modalità di coesistenza tra produzione agricola ed energetica oltre che a dimostrare che il fotovoltaico non è alternativo all’attività agricola”. La richiesta, formalizzata con una lettera inviata in queste ore a tutti i consiglieri regionali del Veneto, è di Confagricoltura Veneto Giovani, Italia Solare, Legambiente Veneto, FOIV – Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto e dell’Ordine Ingegneri di Verona e Provincia.
“Questa iniziativa legislativa, che ha il pregio di aver fatto emergere i difetti delle normative vigenti sugli usi del suolo, è stata purtroppo accompagnata da una campagna mediatica contro il “fotovoltaico” che oltre a sollevare i legittimi dubbi di una parte dei promotori, rischia di alimentare una inaccettabile contrapposizione tra suolo e sviluppo delle energie rinnovabili – scrivono i promotori -. Siamo d’accordo che tetti, terreni dismessi e cave inutilizzate debbano essere i primi adibiti alla realizzazione degli impianti ma gli obiettivi per l’ambiente ci impongono di non poter escludere a priori l’utilizzo di terreni agricoli. Ne va della sopravvivenza dell’ecosistema. Tuttavia se vogliamo raggiungere gli obiettivi e utilizzare in primis terreni e cave dismesse dobbiamo individuare dei percorsi autorizzativi semplificati e declinarli nella norma regionale in discussione, altrimenti si rischia di allontanare possibili investimenti, a danno di tutti”.
Per Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, “Salvare la terra vuol dire impegnarsi con una vera e propria rivoluzione energetica che abbandoni le fonti fossili e punti sulle energie rinnovabili, dove il fotovoltaico è indiscutibilmente quella che ha più margine di applicazione”.
Secondo Piergiovanni Ferrarese, presidente di Confagricoltura Veneto Giovani, “è il momento di portare il tema sui tavoli opportuni e non nelle piazze, come sempre più spesso sta accadendo. Sia chiaro che nessuno di noi è a favore della speculazione nè vuole sottrarre ettari all’agricoltura. Siamo però a favore di un contributo dell’agricoltura alla sostenibilità. Alcuni esempi pratici: gli impianti potrebbero essere installati in terreni marginali, difficilmente coltivabili oggi, o sui frutteti in aree non vincolate in sostituzione alle reti antigrandine. Ancora potrebbero integrarsi con le molte serre in cui vengono coltivati ortaggi, ma pensiamo anche agli allevamenti a terra di galline ovaiole o per il riparo di bovini da latte o carne negli spazi aperti; tutte soluzioni assolutamente percorribili senza arrecare alcun tipo di danno”.
Emiliano Pizzini, vicepresidente dell’Asoociazione Italia Solare, ha sottolineato che “il Progetto di legge presentato in Consiglio Regionale rappresenta di fatto una moratoria degli impianti fotovoltaici a terra. Lo spauracchio del tutto antiscientifico di “coprire” ampie aree si scontra coi numeri: in Veneto tra il 2010 e il 2016 si sono persi quasi 30.000 ettari di superficie agraria utile (SAU) e non certo quale conseguenza di installazioni di impianti fotovoltaici’’. L’agrivoltaico può dunque consentire il contemporaneo uso del suolo sia a fini agricoli che energetici.