Si è concluso l’intervento di restauro che ha interessato le coperture del rivellino di Forte San Giorgio. L’innovativo progetto di recupero, promosso da Esev – Cpt (Scuola edile di Verona), è stato realizzato in collaborazione con il Comune di Verona e con Fondazione Cariverona, che lo ha finanziato.
Alla conferenza stampa di restituzione alla città dell’intervento, partecipano il presidente di Esev – Cpt Marco Perizzolo, con il vicepresidente Fausto Zaupa, il direttore generale di Fondazione Cariverona Giacomo Marino e il sindaco di Verona Federico Sboarina. Presenti anche il direttore di Esev – Cpt Giovanni Zampieri, gli assessori Luca Zanotto e Francesca Toffali e il coprogettista e direttore dei lavori arch. Marcello Verdolin.
Il restauro, proposto e coordinato da Esev – Cpt, rappresenta per Verona un vero e proprio progetto pilota, dal punto di vista dell’attività formativa e della realizzazione tecnica. Attraverso questo intervento, infatti, la Scuola edile di Verona ha stimolato gli allievi, che frequentano i suoi percorsi di formazione, illustrando modalità innovative di approccio al restauro di opere architettoniche storiche
Da un punto di vista tecnico, il restauro delle coperture di Forte San Giorgio ha rappresentato un cantiere sperimentale perché, per la prima volta, sono state applicate modalità di intervento altamente ingegnerizzate ed innovative su di un manufatto storico di così importante rilievo.
“Questo intervento – spiega Marco Perizzolo, presidente Esev – Cpt – è un progetto che fa parte di un percorso più ampio, ideato e messo in atto per far conoscere un tipo di pratica edile altamente specializzata. La formazione in edilizia spazia dalle infrastrutture alle nuove costruzioni, fino alle ristrutturazioni e al restauro conservativo, come nel caso specifico. Quindi, auspichiamo che questo intervento per la Scuola Edile sia l’inizio di futuri laboratori per diffondere nuove tecniche e nuove metodologie di lavoro nell’attività edile e nel restauro conservativo monumentale. Anche questo progetto dimostra che la cultura pratica non è cultura minore, ma è una cultura equivalente”.