“Il fascino dei vetri romani” Quattro vetrine da applausi La mostra al Museo Archeologico aperta fino a settembre

Il Museo Archeologico al Teatro Romano ospita la mostra “Il fascino dei vetri romani”. L’iniziativa, un’esposizione di opere vetrarie d’epoca romana, è stata aperta al pubblico lo scorso 13 dicembre e sarà visitabile fino al 27 settembre 2020. E’ stata curata da Margherita Bolla e promossa dal Comune di Verona e dalla direzione dei musei civici della città. La mostra consiste in quattro vetrine in cui sono esposte svariate opere in vetro, molte delle quali sono esemplari restaurati della collezione permanente del museo. Ad accompagnarle vi sono anche foto e disegni raffiguranti diversi tipi di creazioni in vetro o mosaici e dipinti rappresentanti sempre quest’ultime. Infine, a completare il tutto, viene riprodotto, nella parete opposta alle vetrine, un video in cui sono illustrate le varie fasi della lavorazione di tale materiale. I vetri esposti sono diversi per tipologia e funzione. Ci si trova di fronte a lucerne,bottiglie, vasi di diversa fattura e utilizzo,brocche, coppe, bicchieri, balsamari, fibule e vari tipi di gioielli. L’obbiettivo sembra quasi quello di voler dare una panoramica delle varie possibilità di lavorazione di questo materiale. Ciò viene raggiunto in modo eccellente, nonostante il limitato spazio espositivo a disposizione, grazie ad un’accorta selezione dei materiali esposti. Come già accennato, l’esposizione si concentra su esemplari d’epoca romana. Interessante è però l’accostamento, nell’ultima vetrina, di quest’ultimi con alcune imitazioni d’epoca moderna. Ciò sottolinea in modo molto efficace come l’arte vetraria romana abbia esercitato un fascino tale da essere, fino a tempi più moderni, oggetto di studio o addirittura di riproduzione da parte di abili falsari. Guadando la provenienza degli elementi presenti fisicamente o nelle immagini si nota come essa sia varia. Per la maggior parte, gli esemplari esposti provengono da vari siti archeologici d’epoca romana presenti sia in territorio nazionale che internazionale.

 

Anche disegni bronzi e ceramiche

Gli scavi di Raldon

La parte più consistente della collezione deriva però dagli scavi fatti nel territorio locale. Un buon numero di reperti, infatti, proviene dal sito archeologico della necropoli di Raldon, vicino a San Giovanni Lupatoto.
Da questo luogo sono giunti vetri, ceramiche e bronzi. Ad essi vengono uniti disegni eseguiti da Jacopo Muselli, nobiluomo veronese, studioso e collezionista di antichità, che attuò personalmente studi e scavi in questa necropoli nel 1754.
Nel complesso l’iniziativa risulta ben curata in tutti i suoi aspetti, dalle opere esposte fino ai testi che spiegano esaustivamente i vari elementi esposti e le sezioni in cui è divisa.
Tuttavia, non si può non sottolineare un suo piccolo difetto.
Date le sue esigue dimensioni, la cosa ideale sarebbe stata quella di allestire la mostra in un posto isolato. Tutto è stato invece inserito nel bel mezzo della collezione permanente stessa.
Bisogna dire, però, che ciò non poteva essere evitato, in quanto il posto in cui l’esposizione è stata allestita è il luogo che il museo ha a disposizione per le mostre temporanee.

di Giorgia Silvestri