Attilio Gregori, portiere gialloblù per sei stagioni, intervallate da una breve parentesi all’Udinese, i colori dell’Hellas li sente scolpiti sulla pelle. «Verona rappresenta la parte più importante della mia carriera. L’Hellas per me è come casa. Sono da sempre il suo primo tifoso». E sarà così anche domenica prossima quando la squadra gialloblù di Zanetti affronterà al Bentegodi il Genoa, in un’altra sfida dall’alta posta in palio in chiave salvezza. Una squadra, quella ligure, della quale Gregori ha difeso la porta per tre stagioni, esattamente prima di salire sul treno in direzione Verona. «Tra le due esperienze – tiene a precisare – non c’è confronto. A Genova, pur conquistando una promozione in Serie A e una salvezza, non sono stato così bene come, invece, sono stato nelle stagioni all’Hellas. I due periodi non sono nemmeno lontanamente paragonabili». E lo spiega. «Aspetto calcistico a parte, mi sono innamorato fin dal primo giorno anche della città. Un ambiente che mi accolto subito a braccia aperte, facendomi sentire a casa. I tifosi mi hanno dimostrato sempre grande affetto, dentro e anche fuori dal campo. Un affetto che mi dimostrano ancora oggi e che io ricambio con grande orgoglio». VERONA-GENOA, SFIDA SALVEZZA «La partita di domenica – prosegue – è molto importante per le due squadre in ottica salvezza, anche se il Genoa, dopo la vittoria ottenuta la scorsa settimana contro l’Udinese, può dire di averla quasi raggiunta. Dopo una partenza a singhiozzo, l’arrivo di Vieira ha portato maggior equilibrio consentendo alla squadra di cambiare passo. Manca veramente poco. Il Verona, invece, deve ancora mettere in cascina qualche punto. A piccoli passi, però, la squadra di Zanetti ha posto le basi per un’altra miracolosa salvezza. Mi aspetto una partita combattuta tra due squadre che, a mio avviso, non si faranno del male più di tanto. Potrebbe uscirne un pareggio che accontenterebbe entrambe». Del Verona, essendo “del mestiere”, non nasconde la sua ammirazione per Lorenzo Montipò. «Per me il portiere gialloblù rappresenta un vero valore aggiunto. Non sarà così bravo con i piedi come altri ma lo è sicuramente, invece, con le mani. E questo, per un portiere, è la vera cosa che conta. Avrà commesso qualche errore, capita, ma è sicuramente un giocatore affidabile. Ci penserei due volte, prima di cederlo. Anche perché non è così facile trovarne un altro dello stesso livello, senza spendere grandi cifre. Spero rimanga a Verona ancora per altri anni». Il suo allenatore preferito, invece, è Eugenio Fascetti: «L’ho avuto a Verona e Bari. Persona fantastica, onesta e con la schiena dritta. Come piace a me». ROMA O VERONA? Romano doc, Gregori è cresciuto nel Settore Giovanile della Roma arrivando fino alla prima squadra. Poche presenze impreziosite, però, dalla conquista come titolare di una Coppa Italia, in finale contro la Sampdoria. «Qualche rammarico? Nessuno. Se fosse andata diversamente non avrei potuto giocare nel Verona. Potendo tornare indietro, vorrei succedesse proprio così. Verona era nel mio destino». Enrico Brigi