Roberta Turri è la scrittrice veronese autrice di SE VIAGGIASSIMO A PIEDI NUDI con il quale ci racconta la sua esperienza con il lutto che ha maturato per la perdita di suo marito, analizzando ciò che resta in chi ha consapevolezza ed energia che da un dolore potente può liberarsi anche nuova energia, come la stessa autrice evidenzia nel sottotitolo dell’opera: “come la presa di coscienza del distacco, del dolore, ci aiuta a scoprire nuovi percorsi”.
Le abbiamo chiesto come nasce l’ispirazione per un testo come il suo.
«Tutto ha inizio quando il 5 Luglio del 2019 ho lasciato che mio marito partisse per il suo “Viaggio”, catapultandomi in un’altra dimensione, dove tutto perdeva la forma conosciuta per lasciare spazio ad un’altra entità, ad un altro spessore. In questo tempo ho percepito, provato, avvertito sensazioni ed emozioni che mi hanno fatto compiere passaggi fondamentali di vita, fino ad allora sconosciuti, che poi ho ritrovato successivamente nella lettura di alcuni libri.»
Sono molti i testi che hanno trattato la percezione del dolore per un lutto. Ma per Roberta Turri, cos’è la morte?
«Quando mio marito ha intrapreso il suo “Viaggio”, mi sono sentita scaraventata in un luogo sconosciuto; una dimensione dove tutto era ovattato, privo di emozioni, come se avessi subito un’anestesia del dentista moltiplicata un’infinità di volte. Per me la morte è un dolore potente, penetrante, che toglie il respiro, anestetizza il cervello. La morte è assistere impotente a cosa succede quando l’ultimo respiro lascia il corpo che in un istante diventa “oggetto” privo di colore, espressione, ed inizi a guardarti attorno perché quel respiro è andato da qualche parte: lo cerchi, acutizzi i sensi per percepirlo e, per farlo, devi assolutamente alzare lo sguardo e andare avanti.»
Il quarto capitolo del libro si apre con una foto scattata durante un viaggio in Cornovaglia, perché?
«La foto rappresenta per me, con tutte le frecce nelle diverse direzioni, le tante prospettive che possiamo avere per affrontare un disagio, un problema o un dolore. L’uomo è un essere unico, indivisibile, libero, con una grande energia vitale, che gli consente di auto-aiutarsi ed auto-esplorarsi. Davanti ad un evento tragico e doloroso, possiamo rimanere a crogiolarci nel nostro dolore, oppure decidere di alzare gli occhi per vedere quali possibilità abbiamo per affrontare quanto ci sta accadendo dentro. Attenzione, non sto dicendo che così facendo la sofferenza e il dolore spariscono, ma possiamo affrontarlo guardando da un’angolazione diversa e, forse in questo modo, potremmo anche imparare a sopportarlo meglio.»
Nel libro racconta anche di un’esperienza premorte da parte di una sua amica
«Con molta commozione descrivo l’esperienza che Barbara, collega ed amica, ha vissuto durante un incidente. Mi sono sentita onorata e privilegiata in quanto mi ha permesso di viverlo, percependo l’energia che si sviluppa e ci avvolge, così come vedere l’espressione dei suoi occhi e del volto cambiare mentre narra la sua esperienza è stato qualcosa di entusiasmante, che spero si ritrovi anche nel mio racconto.»
Qual è il messaggio che vuole trasmettere alettori con il suo libro?
«Non siamo permanenti, così come non lo è nessun essere vivente, cosa od oggetto. Non abbiamo nessun potere di trattenere ed evitare questo passaggio, ed io desidero tanto che questo libro possa viaggiare e portare ovunque il messaggio in esso contenuto che, spero, possa servire a qualcuno, così come mi è stato di fondamentale aiuto averlo potuto raccontare.»