Il Doge non molla la presa. Grandi manovre in vista delle Regionali Zaia ha scelto il salotto di Fazio per lanciare alcuni segnali precisi. Il governatore ha preso le distanze dalla «Lega politica», che non è la «Lega degli amministratori». Un sondaggio di Demos conferma che l’ipotesi di autonomia piace sempre meno

Sono giorni delicatissimi in casa della Lega. I fronti aperti sono tanti e sbagliare una mossa adesso potrebbe compromettere i prossimi mesi verso le elezioni regionali. Cosa fare dopo i risultati orribili della Lega in Umbria ed Emilia Romagna che hanno fatto scivolare il partito al terzo posto nella coalizione di centrodestra dietro anche a Forza Italia? Come tornare a parlare al popolo del Nord in vista delle elezioni del Veneto? Cosa fare dopo le scintille nel comitato federale di mercoledì scorso tra Salvini e il governatore Zaia? Per non parlare della battaglia sull’autonomia che Zaia difende a spada tratta mentre la Corte Costituzionale l’ha pesantemente criticata e un recente sondaggio dice che il progetto di riforma piace sempre meno agli italiani? Di solito, quando in politica si arriva a questo punto per cui ci si trova in una strettoia, o se si preferisce ci si trova accerchiati, per uscire dall’impasse si cerca di tornare alle origini. Anche con uno strappo. politico. E quindi la tentazione nella Lega del Veneto è quella di tornare a parlare di Nord, lasciar perdere Roma con le sue decisioni e i suoi alambicchi per ritrovare una traiettoria semplice, diretta, che ritorna alle radici, evitando le continue torsioni attorno a progetti nazionali e sovranisti. Nell’ultimo federale di fronte ai risultati elettorali è apparso chiaro che sarà sempre più difficile difendere la presidenza del Veneto per la Lega così come si indebolisce la forza per dare battaglia sulla riforma dell’autonomia, tanto che lo stesso ministro Calderoli ha sospeso il tavolo di confronto con le Regioni fino a quando non ci saranno le motivazioni della Corte Costituzionale. E un sondaggio Demos conferma che l’ipotesi di autonomia differenziata piace meno agli italiani rispetto a un anno fa: dal 70% di consensi a meno del 50%. Anche al Nord piace meno. Autonomia differenziata che domenica sera Luca Zaia ha difeso a spada tratta, con schiettezza e pragmatismo nel salotto di Fabio Fazio a Che tempo che fa su canale Nove. Ma Salvini e calderoli si spenderanno ancora con lui per questo progetto lo lasceranno solo col cerino in mano? Così come magari lo lasceranno solo nella battaglia per il terzo mandato alla presidenza del Veneto perché si sono chiusi tutti gli spiragli? E magari resterà solo anche il Veneto a rivendicare la questione settentrionale? Ecco, questi sono solo alcuni dei punti discriminanti che possono portare allo strappo nella Lega. Zaia da Fazio alcuni segnali precisi li ha lanciati, prendendo le distanze dalla “Lega politica” che non è la “Lega degli amministratori”. Terzo mandato: “E’ sbagliato pensare che la gente non possa eleggere chi vuole -ha ribadito Zaia- Io non so proprio cosa farò dopo i due mandati nel caso non arrivasse la possibilità per il terzo. resto concentrato il Veneto per i veneti”. E a Fazio che faceva notare che anche Elon Musk si fa chiamare Doge ha ribattuto fulmineo: “Ma io sono quello vero”. E da Doge qual è Zaia non mollerà facilmente il Veneto. Che ha bisogno di ritrovare le battaglie per il territorio: “Il voto in Umbria e in Emilia ha una conseguenza: fa capire come il consenso vada di pari passo con l’identità”. Quindi, dice Zaia, riprendere le battaglie per l’identità in Veneto è l’unica strada per riportare consenso nelle urne. E quindi, sono parole sue, “La Lega va ritarata, si devono ritarare molte scelte. per esempio la partita identitaria del Nord è fondamentale. Il mondo guarda alla moderazione, si deve essere progressisti sui temi etici senza spinte al passato”. E qui i riferimenti sono precisi: con Gino Cecchettin, papà di Giulia uccisa da Filippo Turetta, il ministro Valditara “ha fatto dichiarazioni inopportune, su temi come questi non ci devono essere polemiche”. E tra le scelte da ritarare nella Lega che va sempre più a destra c’è anche quella di Vannacci, perché appunto un conto è la Lega della politica e un altro quello della lega di chi amministra. Da qui le scintille con Salvini al comitato federale: “Nessuno si è arrabbiato, ognuno si spiega a modo suo”. Ma Zaia a Salvini ha ribadito il punto, magari a voce un po’ alta. “E’ innegabile che ora c’è molto pudore a parlare delle istanze del Nord, ma la Lega è la Lega punto e basta. E questo vuol dire che la Lega nasce per difendere il popolo del Nord”. Più chiaro di così… E di conseguenza in Veneto ci si sta muovendo, come confermano molti vicini a Zaia, in primis il sindaco di Treviso Mario Conte, a correre per conto proprio, con un proprio candidato se la coalizione non sosterrà più Zaia presidente. Ma una lista della Lega con accanto la lista Zaia e un candidato presidente con un nome diverso ma affiancato dall’attuale governatore come punto di riferimento, farebbe sicuramente tremare gli alleati. Magari non prenderebbe più il 70% dell’ultima volta, ma anche dovesse calare di qualche punto… MB