di Maurizio Battista
“Giancarlo Galan? Abbiamo fondato insieme Forza Italia nel Veneto, due ere geologiche fa. Abbiamo vissuto un periodo di grande entusiasmo e di grandi lavori quando lui era il Doge. Oggi avete visto e letto come vive: da solo nel bosco con l’affetto di pochi amici. Sinceramente al Doge di allora preferisco il Giancarlo di adesso, disponibile all’amicizia molto più vera e sincera. Ma adesso vi racconto…”.
Alberto De Togni è uno di lungo corso. All’epoca era consigliere regionale di Forza Italia, da sempre nel mondo agricolo, classe 1957, ora è presidente di Confagricoltura Verona ed è appena entrato nel Consiglio della Camera di commercio. E’ l’anima e il cuore del gruppo di amici di Galan che, con avvisi e convocazioni via whatsapp si ritrova più volte all’anno per un pranzo con Giancarlo Galan: si tratta di ex consiglieri regionali che sono rimasti affezionati al Presidente. Il loro gruppo, la loro vicinanza è stata sottolineata dallo stesso Galan l’altro giorno nell’intervista a cuore aperto rilasciata a Marco Boneta e Andrea Pasqualetto del Corriere della Sera, intervista che ha rivelato la caduta verticale del Doge, oggi quasi eremita, con tutti i redditi confiscati, che vive in un bosco nella casa che gli ha lasciato il fratello.Villa Rodella, la magnifica residenza milionaria sui colli euganei è un ricordo, oltre che un rudere dalla quale sono state rubate perfino le grondaie. Lì si era sposato, aveva dato feste sfarzose, invitato ministri, aveva celebrato il Potere. Il suo. Esercitato da protagonista per 15 anni, dal 1995 al 2010. Poi lo scandalo del Mose, il carcere, la condanna patteggiata a 2 anni e 10 mesi, la confisca di 2,6 milioni di euro, più altri 5 da restituire alla Regione per danno d’immagine, il vitalizio revocato. “Ho pensato anche al suicidio”, ha confessato. Una confessione giornalistica che ha suscitato molta pietà umana anche se le colpe restano e le santificazioni non possono trovare giustificazioni. Galan ha incarnato il Potere, faceva e disfaceva, progettava molto e qualcosa realizzava, lavorava molto anche se la passione per la pesca lo portava spesso in altura o nei casoni tanto da meritarsi l’appellativo di “Tonno subito” ma era talmente padrone di Venezia e del Veneto che non solo veniva chiamato il Doge, ma tra i fedelissimi era soprannominato “Galan grande”: avesse potuto, avrebbe cambiato nome pure al Canale principale della città.
Per avere un’idea di cos’era l’apice di quella carriera politica, c’è il libro intervista di Paolo Possamai “Giancarlo Galan, il Nordest sono io”; per comprendere la fine della parabola e i suoi perché c’è invece il libro di Renzo Mazzaro “I padroni del Veneto” dove a Galan non vengono fatti sconti.
Ma torniamo a De Togni e al suo racconto.
De Togni, cos’ha pensato quando ha letto l’intervista al Corriere in cui Galan si mette a nudo?
“Nessuna sorpresa, Giancarlo Ha raccontato cose che noi, che siamo vicini a lui, sappiamo da tempo, cose note. A parte forse il dettaglio sulla vicenda Ruby…”
Cioè?
“Che nella testimonianza ha mentito su Ruby per fare un favore a Berlusconi, dicendo che aveva sentito parlare di questa nipote…”.
Non gli è servito molto, visto come se la sta passando…A parte il vostro gruppo, per il resto pensa che sia abbandonato?
“Francamente, non mi pare che riceva sostegni da Roma o da Milano. Solo amici veneti che non lo hanno mai abbandonato a differenza di molti altri che hanno ricevuto moltissimo da lui e che gli hanno immediatamente girato le spalle”.
Rimpianti? No, ma un po’ di nostalgia
Lo ha sentito recentemente?
“Sì, ci sentiamo abbastanza spesso, ogni 15 giorni”.
E come lo ha trovato l’ultima volta?
“Un po’ più sereno, più tranquillo. Appena uscito dal tritacarne giudiziario invece era sottoterra, aveva paura ad uscire di casa. Ora invece un po’ alla volta va tranquillamente in giro”.
Secondo lei qual è stato il suo errore?
“Lui dice di essersi fidato un po’ troppo di chi lo consigliava. E ha patteggiato. Chi non l’ha fatto è uscito meglio da questa storia”.
E ora se la passa così male come racconta?
“Diciamo che vive in un modo molto modesto. Tesori e ricchezze mi pare siano frutto di fantasie”
Galan sostiene che deve essere ancora trovato un miliardo di euro…Che ci siano tesori del Mose nascosti all’estero?
“Guardi, non ne ho la più pallida idea. E anche supponendo che ci fossero, questi tesori nascosti, non sarebbero certo riferiti a Giancarlo”.
Non crede che ora si corra il rischio di santificarlo, dimenticando le sue responsabilità accertate?
“Non so se si corra il rischio di santificarlo. Di sicuro non va dimenticato quello che ha fatto per il Veneto in 15 anni. Galan ha fatto la storia politica del Veneto, 15 anni di grandi opere, dal Passante di Mestre al rigassificatore che ci ha aiutato moltissimo durante la crisi con la Russia, poi la ristrutturazione del sistema sanitario, nuovi ospedali, ha impostato la Pedemontana e ristrutturato la macchina burocratica della Regione, ha creato l’Agenzia veneta per i pagamenti. Tutte cose che funzionano tuttora”.
E di cui Zaia beneficia…
“Tutti i veneti, non solo lui, per il sacro principio della continuità amministrativa”.
Ma c’è stata continuità tra Galan e Zaia?
“Forse nella primissima parte del mandato di Zaia che, non va dimenticato, è stato il vice di Galan e poi lo ha sostituito. Galan ha fatto molte cose…”
E Zaia meno?
“Lo dice lei (risata). Zaia ne ha fatte altre e ha avuto il lungo stop del Covid nel quale si è comportato molto bene, è stato molto presente”.
Quando vi ritrovate a pranzo, di cosa parlate? Politica?
“Ci troviamo tra ex consiglieri regionali di Forza Italia, ma anche di partiti alleati come Alleanza nazionale e Lega. Qualcuno dell’opposizione, del vecchio Pds. Ma il grosso è di Forza Italia. Diciamo i suoi consiglieri regionali più vicini con i quali ci sono stati i migliori rapporti personali”.
E parlate dei vostri rimpianti…
“Rimpianti no, nostalgia sì. E’ stato un periodo bello in cui sono state fatte molte opere importanti. La nostra era la novità politica, c’era entusiasmo e voglia di fare. Non abbiamo certo compiuto quella rivoluzione liberale di cui parlava Berlusconi, ma cose positive in Veneto le abbiamo lasciate. Ora invece vediamo improvvisazione e dilettantismo, tutti i giorni”.
Una stagione in cui, me lo lasci dire, alla corte di Galan sono entrati nani e ballerine come disse Rino Formica a proposito del Psi di Bettino Craxi…
“E’ vero. Ma questo vale non solo per Galan ma per tutti coloro che ricoprono cariche di potere vero. Ci sono gli amici sinceri e quegli amici che sono approfittatori per il proprio interesse. Non credo che per la Meloni, per esempio, sia tanto diverso, sono le insidie dell’esercizio del potere. Per questo sinceramente dico che al Galan di allora, preferisco il Giancarlo di adesso: era molto preso dalla sua attività, dal suo potere, adesso è più libero, è una persona molto più vera, sincera, disponibile”.
Il potere logora, eccome se è vero.