La cronaca è sempre più intrisa di fatti e crimini agiti da adolescenti o adulti. Se la devianza da sempre crea allarme sociale, paura e timore nella popolazione, in questi ultimi tempi il dilagare di tali episodi sta aumentando la percezione di insicurezza e impotenza. A lasciare sbigottiti inoltre, la ferocia e il distacco emotivo con cui tali gesti spesso sono compiuti. Talvolta alla base, di alcuni comportamenti di questo tipo, pare esservi un disturbo di personalità antisociale. I pazienti, con tale patologia, possono esprimere il loro disprezzo per gli altri e per la legge, distruggendo proprietà, molestando, rubando, aggredendo animali o persone…. Le cause di tale disturbo non sono note, ma pare plausibile che vi sia un’interazione tra genetica e fattori ambientali. Nello specifico si annoverano nelle loro famiglie di appartenenza stili educativi disorganizzati, trascuranti e talvolta abusanti. In molti casi, i comportamenti ostili possono comparire già durante l’infanzia e la prima adolescenza. Non di rado la patologia antisociale si sviluppa a seguito di un precedente disturbo oppositivo-provocatorio della condotta e/o deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Una volta divenuti adulti, questi soggetti, se non diagnosticati e trattati da ragazzini, peggiorano la loro condizione e si dimostrano intolleranti e incapaci di assumersi responsabilità.
Questo tipo di problematica personologica ha, ad oggi, un’incidenza del 3% nei soggetti maschi e dell’1% nelle femmine. E’ un disturbo che si caratterizza per un atteggiamento di disprezzo, inosservanza e violazione dei diritti del prossimo. Si manifesta con comportamenti di ostilità e tramite aggressioni fisiche. L’inganno e la manipolazione sono le modalità comportamentali privilegiate da chi ne soffre. Questa tipologia di soggetti adotta una condotta antisociale con una totale assenza di empatia verso gli altri. L’antisociale non prova senso di colpa e non sviluppa rimorso per le azioni commesse, anche se crudeli. Queste persone hanno difficoltà ad assumere la prospettiva degli altri, per cui non si prefigurano la sofferenza che possono indurre in loro e si mostrano indifferenti, sprezzanti, cinici e irrispettosi verso il prossimo. La maggior parte dei soggetti con disturbo antisociale di personalità presenta anche un disturbo da uso di sostanze, che ne complica il quadro clinico. Chi soffre di disturbo antisociale di norma non chiede ne aiuto ne cure, in quanto non ha coscienza di malattia. Generalmente, dunque, queste persone accedono ai trattamenti a seguito di problemi con la legge.
I problemi giudiziari sono frequenti e comprendono reati di varia natura (risse, furti, rapine, violenza privata, violazioni del Codice della Strada…). Il disturbo antisociale di personalità è difficile da trattare, per l’inconsapevolezza di malattia e la scarsa compliance terapeutica del soggetto. Attualmente, il ricovero in strutture specializzate, in un contesto quindi strutturato, dove poter integrare psicoterapia e terapia psicofarmacologica offre le migliori prognosi.
Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta