Una tavola rotonda dall’esito concreto e positivo. E’ accaduto ieri durante l’incontro “Agricoltura e Gdo: prove di dialogo. Come recuperare marginalità nella filiera agroalimentare, con particolare attenzione al mondo produttivo” organizzato da Coldiretti Verona in Sala Arazzi del Comune di Verona con la partecipazione di Gianni dal Moro, componente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Francesco Pugliese, Amministratore Delegato di Conad, Ettore Prandini, Vice presidente nazionale di Coldiretti e Davide Cecchinato, Presidente di Adiconsum Verona. I saluti sono stati affidati ad Antonio Pastorello, Presidente della Provincia di Verona, Maurizio Danese, Presidente della Fiera di Verona e Cesare Veneri, Segretario Generale della Camera di Commercio di Verona. Presente anche Flavio Tosi, Sindaco di Verona. Al termine del dibattito, Ettore Prandini ha annunciato l’arrivo di un accordo tra Coldiretti e Conad con il quale si impegna a fissare un prezzo etico del latte, a quota 38 centesimi al litro. “Lasciamo un segno importante – ha detto il Vice presidente nazionale di Coldiretti – per dare inizio al cambiamento nel momento più critico della zootecnia”.
“L’obiettivo di questo incontro – ha sottolineato Claudio Valente durante l’introduzione – è sollecitare un dibattito e aprire un dialogo con un interlocutore importante a livello nazionale come Conad, che può fornire anche indicazioni ai produttori su come dare rilievo alle produzioni del territorio”.
Gianni Dal Moro ha ricordato il valore del settore agroalimentare italiano che nel 2015 è stato di 38 miliardi di euro a fronte di un export di 43 miliardi di euro. “Verona – ha detto – è una provincia importate per l’agroalimentare con eccellenze uniche in Europa. Bisogna aiutare il sistema ad avere condizioni per migliorare la marginalità di chi produce e di chi vende”.
“In Italia – ha sottolineato Francesco Pugliese – siamo autonomi nelle filiere dell’uva-vino, dell’ortofrutta, pollo e uova. E’ fondamentale dare redditività alle filiere. Ad esempio, in quella del latte quelli che perdono sono gli allevatori e l’ultimo anello che è la grande distribuzione. Allora c’è qualcosa che non va. Dobbiamo parlarci per capire quali e dove sono i problemi per risolverli, senza scaricare le responsabilità da una parte all’altra della filiera . Bisogna arrivare ad avere degli agricoltori che possono produrre materia prima, come il latte italiano, dedicata ai prodotti di qualità della filiera con valorizzazione e casomai utilizzare latte straniero per prodotti più banali. Allora non ci sono problemi di prezzo. Se invece continuiamo a dibattere sul prezzo della materia prima, sappiamo tutti che in Italia il costo del latte alla stalla è più alto perché ci sono dei fattori strutturali. Negarlo è sbagliato. Bisogna risolvere quei problemi strutturali e nel frattempo dare equamente ad ogni anello della filiera il proprio tornaconto”. Cosa fare per superare i problemi strutturali? Pugliese ha detto che servono “interventi per favorire ammodernamenti e ampliamenti di dimensioni delle imprese agricole. L’Italia è forte nella trasformazione dei prodotti ma serve una politica industrializzata. Per migliorare l’efficienza bisogna che gli agricoltori imparino ad industrializzare. Non è vero che piccolo e frammentato è bello. E se anche fosse bello, questo non paga”.
Davide Cecchinato ha sottolineato che: “il consumatore è passato da scegliere i prodotti in base al prezzo a fare acquisti sulla base della qualità e la tracciabilità del prodotto. Alla Gdo chiediamo maggiori informazioni per i consumatori che le chiedono, alle Istituzioni capacità di fare lobby per portare istanze volte alla tutela del prodotti territoriali in Europa”.
Dopo aver sottolineato la scarsa rappresentatività dell’Italia in Europa negli ultimi anni, Ettore Prandini ha evidenziato che “anche grazie a Expo, che è stato un momento di sinergie e di relazioni, oggi possiamo recuperare un dialogo con difficoltà. Ma l’Europa è distante da chi lavora sui territori. La prima cosa da fare è eliminare l’embargo russo”. “Ma da parte nostra – ha aggiunto – dobbiamo creare le condizioni per essere produttori e trasformatori dei nostri prodotti anche in forma di aggregazione e poi trovare le condizioni per venderli. Solo così diventeremo determinanti per la valorizzazione dei prodotti. Il modello è quello del vino che dopo il momento buio del metanolo ha saputo cambiare rotta e oggi è un’eccellenza in tutto il mondo”.
In conclusione, Martino Cerantola e Pietro Piccioni hanno espresso l’auspicio che “a partire da questo tavolo si possa iniziare un percorso comune che guarda lontano e possa soddisfare le esigenze di tutti: consumatori, produttori e distribuzione”.