Il 2 Settembre 1945, il giorno in cui Il Giappone firmò la resa, Ho Chi Minh proclamò ad Hanoi la l’indipendenza del Vietnam. In quell’occasione, egli tenne un discorso rivoluzionario, in cui esponeva idee e concetti inediti alla cultura asiatica. Ho esordì citando la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti: “Tutti gli uomini sono creati uguali. Sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, tra cui la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità.” e parafrasò l’enunciato precisando che “tutti i popoli della terra sono uguali dalla nascita, tutti i popoli hanno il diritto di vivere, di essere felici e liberi”. Richiamò poi l’articolo 1 della Dichiarazione francese dei diritti dell’uomo e del cittadino: “Tutti gli uomini nascono liberi e con uguali diritti”, a cui aggiunse: “e devono sempre rimanere liberi e avere uguali diritti”. La conclusione di Ho Chi Minh sulle due dichiarazioni fu chiara e perentoria: “Queste sono verità innegabili.” Tuttavia, osservò, la politica coloniale della Francia rinnegò tali principi: “gli imperialisti francesi, abusando dello standard di libertà, uguaglianza e fraternità, hanno violato la nostra patria e oppresso i nostri concittadini. Hanno agito contrariamente agli ideali di umanità e giustizia. Nel campo della politica, hanno privato il nostro popolo di ogni libertà democratica. Hanno applicato leggi disumane”. Il discorso proseguì con la denuncia di violenze, soprusi e ingiustizie perpetrate ai danni del popolo vietnamita, ricordando infine il contributo fornito dal suo popolo, a fianco degli Alleati, contro i fascisti. In forza dei diritti richiamati all’inizio e alla loro sistemica violazione da parte del colonialismo francese, Ho Chi Minh proclamò la Repubblica Democratica del Vietnam e dichiarò che l’intero popolo vietnamita era pronto a tutto e “a sacrificare le proprie vite e proprietà per salvaguardare la propria indipendenza e libertà.” Il discorso di Ho dimostra eloquentemente come la cultura occidentale dei diritti, di cui egli si era nutrito negli anni trascorsi in Europa, avesse avuto un ruolo determinante nel processo di formazione del suo pensiero politico. Non solo, ma proprio in nome di quei diritti, che stanno a fondamento degli stati imperialisti, egli compì l’atto rivoluzionario di rivendicarli erga omnes, ossia universalmente: per tutti gli individui e popoli della terra e per sempre. Fu la rivolta dei conquistati che avvenne in nome degli ideali e dei valori dei conquistatori.
Romeo Ferrari, docente di storia e filosofia