Nel centro della nostra città, Arpet (Art in the Carpet) rappresenta una consolidata realtà che si pone l’obiettivo di rinnovare e rendere contemporanea la produzione del tappeto d’arte e di design. Il suo titolare, Tiziano Meglioranzi (imprenditore, collezionista e presidente della “Corporazione Esercenti” del centro storico di Verona) la conduce offrendo al pubblico una vasta esposizione di manufatti originali, a tiratura limitata o progettati su misura “come vestiti di sartoria cuciti addosso all’ambiente che dovranno arredare”. Da tempo la bottega storica di Corso Santa Anastasia è diventata un interessante punto di riferimento per chi colleziona e opera nel mondo del design, dell’arte e dell’antiquariato. Lo show room, a metà strada tra un negozio e una galleria di eclettico sapore, oltre a una grande scelta di tappeti (antichi, classici e moderni) propone mobili orientali, archeologia precolombiana e cinese, oggetti creativi e sculture di arte primitiva. In questo contesto, fino al 20 aprile e in collaborazione con l’Associazione Archivio Meloni, viene ospitata una selezione di opere del veronese Giovanni Meloni, a cinque anni dalla scomparsa. Meloni, artista dalla sterminata produzione (che spazia dalla pittura alla scultura) e personaggio non convenzionale della vita culturale cittadina, nel suo percorso ha alternato la figurazione all’astrazione sperimentando diversi stili, linguaggi, formati, materiali e cromie. Il frequente mutare creativo (che vedeva colori dirompenti alternati a potenti bianchi e neri) traeva spunto da un rigoroso metodo che poneva al centro dell’indagine la complessa condizione umana. Le opere esposte nelle sale di Arpet sono selezionate dai cicli “Totem” legati a una fase (che va dal 1994 al 1997) rivolta all’arte primitiva e alle tematiche della magia e del mistero. Lunghi viaggi di scoperta in America Latina, in Africa e in Oriente svelavano a Meloni universi poco noti, culture semplici e arcaiche, ma anche aspre condizioni di sfruttamento, emarginazione, conflitto, povertà e degrado. La ricerca sull’arte primitiva portava Meloni a nuove riflessioni e a costanti approfondimenti che determinavano forme visive irregolari e oggetti rituali quali statue primordiali, sciamani, animali e maschere. Meloni “amava il non finito, l’annuncio, il presagio. La sua era una sorta di enciclopedia aperta”, diceva di lui il critico veronese Luigi Meneghelli. In effetti, anche nei singolari cicli pittorici dei totem, Meloni tracciava sulla tela, con stratificate colature, atmosfere indefinite da esplorare o immagini introspettive ed evocative che l’allestimento di Arpet mette oggi in dialogo con le trame dei tappeti e con l’essenzialità dei segni di arte primitiva della collezione Meglioranzi. E se nei totem meloniani il linguaggio visivo conduce a figure deformate e stilizzate che raccontano e denunciano la disumanizzazione del mondo femminile, oppresso dalla schiavitù sessuale, nei tappeti progettati dal team di Arpet il disegno grafico definisce il ritmo creativo mentre le preziose raffigurazioni di arte primitiva della collezione ci conducono a svelare i temi del magico, del mistero e dell’inconscio. Così, grazie alla passione di Tiziano Meglioranzi per “l’arte primitiva in rapporto a espressioni d’arte moderna e contemporanea” e alle tante esperienze proposte in questa bella realtà della nostra città, crescono le opportunità di coinvolgerci in narrazioni visuali sempre nuove, alla ricerca di “affinità, contatti e sintonie tra contesti e percorsi diversi”.
Chiara Antonioli