Il 23, 24, 25, 26 settembre ore 18.00 al Bastione di San Zeno (Verona, Circonvallazione Maroncelli di fronte al n. civico 2) è di scena “Il deserto dei Tartari” dal romanzo di Dino Buzzati. Buzzati affermò in una intervista “L’idea del romanzo nacque dalla monotona routine redazionale notturna che facevo a quei tempi al Corriere della Sera – Tutte le notti a non fare niente in attesa di una notizia, presumibilmente di cronaca nera – Molto spesso avevo l’idea che quel tran – tran dovesse andare avanti senza termine e che mi avrebbe consumato così inutilmente la vita”. Pubblicato nel 1940, il romanzo (il cui tema principale è la fuga del tempo) segnò la consacrazione di Buzzati tra i grandi scrittori del Novecento italiano.
Giovanni Drogo, un giovane ufficiale, parte una mattina di settembre dalla sua città per la Fortezza Bastiani, che da secoli si staglia, con le sue ridotte, i suoi fortini, le sue casematte, ai margini di un inesplorato deserto da cui si attende un’invasione dei tartari. Ma l’invasione, sempre annunciata, non avviene e l’addestramento, i turni di guardia, l’organizzazione militare, appaiono cerimoniali senza senso. Quando Drogo torna in città per una promozione, si accorge di aver perso ogni contatto con il mondo e che ormai la sua unica ragione di vita è l’inutile attesa del nemico. Tornato alla fortezza, si ammala e proprio allora accade l’evento tanto aspettato: i tartari avanzano dal deserto. Nell’emozione e nella confusione del momento, senza che lui possa prendere parte ai preparativi di difesa, Drogo muore, dimenticato da tutti.
Ho sempre pensato che il Deserto dei Tartari -scrive nelle note di regia Lelio Lecis – sia una folgorante metafora del viaggio dell’uomo verso la Solitudine e verso la Morte: un viaggio ad una sola direzione, che non ammette ripensamenti né arretramenti (tornare a casa, per Giovanni, è – psicologicamente, prima che fisicamente – impossibile). Ed ho anche sempre ritenuto che quel deserto sia il vuoto, l’assenza, la negazione della Speranza: nessuna avventura, nessuna impresa, nessuna ora di gloria, nessun riscatto è possibile per Drogo, come per tutti noi.
Drammaturgia e regia Lelio Lecis. Protagonista Simeone Latini, attore noto anche per le numerose partecipazioni televisive che alterna agli impegni teatrali. Assistenti alla regia Stefano Cancellu e Tiziana Martucci. Scenografia Valentina Enna. Costumi Marco Nateri. Assistente costumi e spazio scenico: Noemi Tronza. Direzione tecnica Lele Dentoni. Assistente tecnico: Nicola Pisano. Fotografia: Stefano Cancellu. Produzione Akroama Teatro Stabile d’Innovazione. Lo spettacolo fa parte della rassegna Bastioni in scena che il Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio organizza per Mura Festival. In caso di pioggia lo spettacolo si terrà allo Spazio Archivio Teatro Laboratorio di Via Tommaso da Vico 9.