“La definitiva sepoltura della cosiddetta “autostrada regionale Medio Padana Veneta Nogara – Mare Adriatico”, un nuovo collegamento autostradale che attraversava la nostra provincia, porta con se due fatti: è il più grande fallimento di Zaia e delle sue inutili promesse ed i vincoli imposti ai proprietari terrieri per gli espropri lungo la tratta sono decaduti”.
Non ha dubbi il sinatore del Pd Vincenzo D’Arienzo, che per questo obiettivo s’era speso in molte circostanze.
“Come era stata progettata a livello preliminare, avrebbe avuto origine nel comune di Nogara, si sarebbe sovrapposta alla SS 434 Transpolesana a Legnago, trasformandola in autostrada fino a Rovigo e sarebbe proseguita fino alla “Nuova Romea” nei pressi di Adria (RO)” prosegue D’Arienzo.
“Successivamente, nella fase di aggiudicazione della concessione e, quindi, della prevista progettazione definitiva ed esecutiva, la strada era stata estesa da Nogara fino alla A22 del Brennero a Nogarole Rocca. In pratica, avrebbe collegato l’autostrada del Brennero, la Transpolesana, l’Autostrada A31 Valdastico a Canda (RO) e l’autostrada A13 Padova-Bologna a Villamarzana (RO). Una specie di alternativa all’autostrada A/4”, precisa ancora il Senatore, che poi ripercorre l’iter della “strada cancellata”.
“Nel dicembre 2011 la Regione Veneto ha approvato la delibera relativa al bando di gara per un costo complessivo di 1.912 milioni di euro circa con un contributo pubblico in conto capitale di 50 milioni di euro oltre all’IVA.
Nel marzo del 2018, però, la stessa Regione ha deciso di non sottoscrivere la concessione deliberata a seguito della richiesta, inoltrata dal raggruppamento delle società vincitrici, di rivedere al rialzo il contributo pubblico previsto originariamente per realizzare l’opera: da 50 milioni di euro, a 1,87 miliardi. Una cifra enorme.
La decisione è stata impugnata e sia il TAR sia il Consiglio di Stato (settembre 2019) hanno dato ragione alla Regione in quanto la sua condotta non è stata contraria ai doveri di correttezza e di lealtà nel momento in cui il contributo pubblico è cresciuto così enormemente. Lo stop a tutta la procedura avviata per il l project financing è, quindi, definitivo.
Per aggirare il fallimento, Zaia ha provato a rivitalizzarla in qualche modo. Infatti, nel novembre 2020 ha inserito l’opera nella propria proposta di Piano regionale Ripresa e Resilienza che ha inviato al Governo per l’inserimento nel Piano nazionale e ha chiesto 2 miliardi di euro, ma con priorità 2 (necessaria ma non indispensabile). Fa specie rilevare che la cifra richiesta è quella per pagare il contributo pubblico che la società concessionaria (un raggruppamento di imprese capitanato dalla società Serenissima) aveva chiesto, ragione per la quale la Regione aveva bocciato tutto e vinto fino al Consiglio di Stato. La proposta è stata irricevibile perché con i soldi del Recovery Fund non si possono realizzare autostrade in concessione (cosa che Zaia sapeva, comunque)”.
D’Arienzo conclude poi con una sorta di “de profundis”.
“La sepoltura è definitiva. Come sempre accade, a partire dal momento in cui la Regione aveva deciso l’opera, i terreni interessati dalla nuova strada erano stati vincolati. I vincoli, ancorché non viene costruito nulla, impediscono ai proprietari qualsiasi intervento. Nel caso della Nogara – Mare, però, la novità è che i vincoli imposti, essendo passati già dieci anni ed essendo stata archiviata tutta la procedura autorizzatoria – ragione per la quale non possono più essere reiterati legittimamente – non sono più operanti e, pertanto, i proprietari possono agire senza limite alcuno.
E’ il secondo fallimento di Zaia: quei vincoli senza alcun risultato hanno impedito uno sviluppo diverso dei terreni interessati per tanti, troppi anni”.