La storia racconta. Di grandi speranze e delusioni cocenti. Di candidati entrati come “presidenti in pectore’ e usciti (invece) come “trombati eccellenti’.
IL DISCORSO MAI TENUTO. Ecco dunque, 1948: il Conte Sforza, che “portava la sua testa come in processione il Santissimo”, che al momento del congedo viene sorpreso nottetempo a declamare il discorso che non terrà mai; oppure, 1955, ecco Merzagora, uomo di grande ricchezza e fama, appeso a una vetrata del Transatlantico, lo sguardo perduto in quel vuoto che nessuno osava varcare con una parola di conforto. Rispettivamente illusi e mandati allo sbaraglio da De Gasperi e da Fanfani.
Riconoscerà poi il politico e banchiere: “Mi feci giocare come un bimbo a mosca cieca”
OCCHI AL CIELO DI FORLANI. Così’ si comprendono meglio, 1992, gli occhi al cielo di Forlani posto sui carboni ardenti dalle “spinte dispersive”, preziosa perla politichese per dissimulare “le perduranti defezioni”, idem, insomma i cecchini, i sicari, i pugnalatori, i massacratori del Mattatoio Montecitorio. E qualche giorno dopo pare di rivedere su un divano, col suo bastone, Leo Valiani, insieme esterrefatto e rassegnato dinanzi a quello che al giovane cronista definì un “vecchietticidio”, mentre nel catafalco veniva ricomposta la salma della Prima Repubblica.
I MIEI…PRODI. E così via, di sconfitto in sconfitto, fino alle cicatrici di Prodi per i 110, “che poi erano molti di più”.Nenni nel 1964, Moro nel 1971, Giolitti e La Malfa nel 1978, Andreotti e Spadolini nel 1992 o D’Alema nel 2006; di quest’ultimo malignamente Cossiga a lungo si divertì a enfatizzare la “sofferta rinuncia”, a vantaggio di Napolitano, che pure i giovanotti del Pds avevano anzitempo – ebbene sì: – rottamato.
Tanto più crudele la soddisfazione quanto più rinomate le figure dei Grandi Sconfitti e vendicativi. Così nel 1971 Fanfani – “Maledetto nanetto non sarai mai eletto – schiumava di rabbia, faceva il diavolo a quattro, tempestava di minacce giornalisti ed editori; così come ancora oggi rimane esemplare nel linguaggio politico “la fine di Prodi”, e non c’è volta, non c’è intervista in cui non gliela ricordino e gliela facciano ricordare, mentre pochi rammentano che due o tre giorni prima
IL COMPLETO DI MARINI. Quella fine fu preceduta da quell’altra di Franco Marini, che già l’abito da cerimonia si era fatto confezionare, “Nei conclavi le ambizioni e i calcoli sono strumentalizzati dallo Spirito Santo – fu l’argomento con cui nel 1964 il cardinal Dell’Acqua cercò di far desistere Fanfani – a Montecitorio dal diavolo”. Con tale premessa si riattiva il brivido allorché, nel 2013, Alessandra Mussolini ascese alla maxi tribuna della presidenza ostentando una t-shirt su cui anche da lontano si poteva leggere: “Il diavolo veste Prodi”.