Il cinema cura per la malattia mentale Il film può essere utilizzato a scopo informativo e valorizza le potenzialità dei pazienti

Le temperature si sono abbassate, il ticchettio della pioggia ci fa compagnia e si può dire che l’autunno è definitivamente arrivato, la sera si tende quindi a uscire meno e a preferire l’accoppiata “film e copertina”. Per chi è interessato al tema della salute mentale vi sono diversi film da vedere, o rivedere, per addentrarsi nell’argomento. Come non citare in primis “Qualcuno volò sul nido del cuculo” del 1975, tratto dal romanzo di Ken Kesey, dove uno strepitoso Jack Nicholson si finge pazzo per evitare la prigione e viene ricoverato in un ospedale psichiatrico dove riceve un trattamento disumano. “Gente comune” del 1980, di Robert Redford, dove una famiglia affronta la perdita di un figlio, il trauma, il dolore e la depressione, mentre il figlio sopravvissuto lotta con pensieri suicidi. “Rain Man – L’uomo della pioggia” con un incredibile Dustin Offman che interpreta un ragazzo affetto da un Disturbo dello spettro autistico. “Will Hunting – Genio ribelle’ del 1997 con Matt Damon, Robin Williams e Ben Affleck dove un giovane dall’intelletto prodigioso lotta con un Disturbo reattivo dell’attaccamento. “Ragazze interrotte” (1999), con le giovani Rider e Jolie ricoverate in un ospedale psichiatrico, è dello stesso anno “Il giardino delle vergini suicide” di Sofia Coppola. “Il cigno nero” un thriller psicologico del 2010 che esplora la vita di una ballerina classica, interpretata da Natalie Portman, alla continua ricerca della perfezione, che inizia a manifestare episodi di psicosi. “Shutter Island” thriller psicologico del 2010, dove un detective che indaga sulla scomparsa di un paziente in un ospedale psichiatrico si trova ad affrontare la possibilità che lui stesso soffra di un disturbo mentale, affronta il tema della psicosi e del Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD). “L’uomo senza sonno” offre uno sguardo sull’impatto dei Disturbi del sonno sulla salute mentale, nonché sulla dissociazione, un meccanismo di difesa in risposta al trauma. “A Beautiful Mind” diretto da Ron Howard il cui protagonista, il matematico John Nash, interpretato da Russell Crowe, è affetto da Schizofrenia e ispirato alla biografia di Sylvia Nasar, pubblicata in Italia col titolo “Il genio dei numeri”. “Il lato positivo”, commedia del 2012 che affronta il Disturbo bipolare attraverso il personaggio di Pat, che dopo aver trascorso del tempo in un Istituto psichiatrico cerca di ricominciare. La serie “Tredici” (2017) che descrive l’autolesionismo e il suicidio. Per approdare a “Tutto chiede salvezza” una serie televisiva italiana del 2022 tratta dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli e “Tutto chiede salvezza 2”, ora su Netflix. Mostrando il disagio psichico, anche attraverso il grande schermo, si può offrire al pubblico una visione della lotta immateriale che la persona affetta da una patologia psichiatrica ingaggia con sé e l’esterno. Il cinema può accrescere la consapevolezza sulla malattia mentale e valorizzare le potenzialità dei pazienti. Un film, dunque, può essere utilizzato anche a scopo informativo, e ciò è fondamentale considerando che, senza comprensione, uno stigma tende a rafforzarsi.

Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta