“Con questa iniziativa, in cui fanno squadra la Polizia Stradale, Rcs, il Centro Nazionale e il Centro Regionale Trapianti del Veneto, lo sport e la sanità lanciano un messaggio fortissimo di speranza e fiducia. Potrebbe trattarsi di una bella squadra a cronometro, dato che con la Lamborghini della Stradale si rubano anche i minuti per portare organi donati a chi li deve ricevere”. Lo ha detto il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, a Treviso dove, tra le iniziative di contorno del Giro d’Italia, è presente un corner nel quale tutti gli appassionati possono registrare la loro volontà sulla donazione degli organi e conoscere da vicino la sinergia che lega la Rete trapiantologica e la Polizia stradale. A Valdobbiadene alla partenza del Giro “E” per bici elettriche, e successivamente a Treviso alla partenza del Giro professionisti, era presente il Centro Regionale Trapianti, con il suo responsabile dottor Giuseppe Feltrin, e con il supporto del personale medico del Coordinamento Regionale per i Trapianti del Veneto e dei volontari AIDO. Nell’occasione, il Governatore ha incontrato il capo della Polizia Franco Gabrielli, presente al Giro d’Italia. Dal 2016 la Polizia di Stato supporta il Centro Nazionale Trapianti per il trasporto di organi e tessuti in condizioni di estrema urgenza: tale sinergia è stata formalizzata lo scorso mese di febbraio con la sottoscrizione del protocollo d’intesa. L’attività operativa della Polizia scatta quando la diversa dislocazione delle strutture sanitarie interessate e la particolarità dei trapianti da eseguire rischierebbero di compromettere il buon esito dell’intervento. Protagonista dello spazio espositivo è stata la Lamborghini Huracàn della Polstrada: un’auto capace di raggiungere i 325 km orari, provvista delle più avanzate dotazioni tecnologiche e attrezzata nel cofano anteriore con un frigobox appositamente adibito al trasporto degli organi. Nel 2018 la Polizia Stradale ha effettuato 4 trasporti a supporto di trapianti incrociati di rene da donatore vivente (i cosiddetti “cross-over”): di questi, ben 3 hanno coinvolto strutture della Regione Veneto, ovvero gli ospedali di Padova e Vicenza.