Il Central Park delle parole In piena calura riparte il dibattito sull’ex Scalo merci di proprietà delle Ferrovie, dove peraltro non sono previste novità almeno per i prossimi sei-sette anni. C’è chi vuole il 100 percento a parco e chi l’80. Si prospetta un altro scontro

Venghino siori, venghino, più gente entra più proposte si sentono per questo circo Barnum, che sta diventando il Central Park, palestra di idee urbanistiche e di balle spaziali da oltre 20 anni. Un’area, quella dello scalo merci, che serve per ricucire due parti di città storicamente separate dai binari. Di proprietà di Ferrovie, può essere trasformata in parte a parco cittadino pubblico nella misura in cui il proprietario potrà avere una valorizzazione immobiliare che riterrà adeguata.

Se ne parlava ancora ai tempi del compianto assessore Roberto Uboldi e della città farfalla disegnata da famosi consulenti urbanisti. All’epoca si sapeva che realisticamente Ferrovie poteva concedere una vasta area a parco comunale se poteva nel resto dell’ex scalo merci, vicino ai quartieri, edificare palazzi e creare un nuovo rione. E ottenere così un ristoro economico ritenuto congruo.

Riprendiamo quanto venne scritto nel 2006 a proposito dell’ex scalo merci, quasi 20 anni fa, all’interno della famosa variante Gabrielli per riqualificare Verona sud: “Un’area di 500 mila metri quadrati sulla quale, grazie ad un accordo tra il Comune e Rfi (Reti Ferroviarie Italiane) verranno realizzate alcune costruzioni con funzioni prevalentemente direzionali ma il cui fulcro sarà il più grande parco urbano di Verona. Il sistema del verde della variante di Verona Sud è stato studiato da Andreas Kipar, uno dei più noti e considerati architetti del paesaggio d’Europa”, si legge nelle cronache del 2006.

“Articolato e complesso anche il meccanismo con cui i proprietari delle aree soggette a riqualificazione contribuiranno alla realizzazione delle opere pubbliche del nuovo quartiere. La variante, infatti, è accompagnata da un regolamento che prevede a seconda dell’aumento del valore delle proprietà private, conseguente agli indici sfruttati per le realizzazione, un contributo sotto forma di opere (verde, arredo urbano, servizi) da conferire al Comune di Verona”.

Bissoli:“La realtà sarà il 50% a parco”. La vicesindaca ritorna sull’ipotesi originaria. Il Pd la difende, centrodestra all’attacco

Poi sono arrivate tante altre proposte e fatta questa premessa vediamo lo scenario di oggi che riserva qualche sorpresa. Perché sulle proposte per il Central Park si disegna almeno sulla carta una nuova maggioranza, tecnicamente impossibile ma suggestiva.

Si stanno delineando inftati tre schieramenti. Con alcuni punti in comune. Il primo è quello rappresentato dall’ala ambientalista con l’assessore Bertucco, l’ex assessore Giorgio Massignan, il Comitato di Verona sud secondo i quali il Comune dovrebbe spingere per ottenere il 100 per cento dell’area a verde, offrendo una contropartita a Ferrovie. Il secondo fronte è quello del centrodestra guidato dall’ex amministrazione Sboarina che aveva promesso almeno l’80 per cento a parco, l’ex assessore Polato ora eurodeputato parla dlel’86%, i rappresentanti di Lega e Verona Domani dell’80%.

“Da due anni questo tema è completamente inibito nello scenario amministrativo e politico della maggioranza Tommasi, salvo poi essere rientrato improvvisamente nel dibattito a seguito di alcune dichiarazioni del vicesindaco Bissoli, che ha ridotto l’aspettativa del verde dall’80% previsto dalla precedente amministrazione al 50%” hanno dichiarato Rossi e Zavarise “Chiediamo che il Central Park ritorni ad essere un tema prioritario dell’agenda dell’amministrazione” ha detto Paolo Rossi “in quanto rimanere inerti significa perdere forse per sempre l’opportunità di garantire a Verona un parco verde come mai si era prima pensato di poter avere.

Questi progetti non si costruiscono dall’oggi al domani e la fortuna di Tommasi è quella di avere già una base solida e importante, definita dalla precedente amministrazione, che però forse per questioni ideologiche non vogliono prendere in considerazione” “La riqualificazione di quest’area è fondamentale non solo per dare prosecuzione a un progetto innovativo per la vita della città ma anche per garantire che un’area oggi dismessa e ricettacolo di criminalità possa essere riqualificata dando anche tutela ai cittadini sotto l’aspetto della sicurezza” ha ribadito Nicoló Zavarise, che sottolinea le divisioni nella maggioranza “come è stato palesato dal caso Bertucco”.

Il Pd: “Il centrodestra ha venduto fumo”. “Promesso il parco per le Olimpiadi del 2026, ma fino al 2030 non succederà nulla”

E l’eurodeputato di Fratelli d’Italia daniele Polato osserva che tra Bissoli e Bertucco si prepara un nuovo tema di scontro: “L’Aministrazione Tommasi, con il suo vicesindaco Bissoli, è già andata in contrasto una prima volta con la Sinistra in Comune, dopo aver fatto votare in Consiglio Comunale la ratifica dell’Accordo di Programma tra Comune, Consorzio Zai e Provincia per lo sviluppo del comparto Marangona.

Oggi sembra voler mettere le mani anche su quello che era stato stabilito per il Central Park, polmone verde di Verona, approvato dall’amministrazione precedente. Infatti, l’amministrazione Sboarina aveva previsto per il Central Park l’86% di verde pubblico e il 14% di superficie coperta; superficie necessaria per garantire la manutenzione di quello che sarebbe stato il più grande parco del centro di Verona.

Oggi, il vicesindaco Bissoli vuole invece modificare questa proporzione portandola al 50% di verde e al 50% di superficie edificabile”. Una ipotesi che Polato contesta: “Ma in tutto questo, l’assessore Bertucco (che ricordiamo si è sempre battuto per un Central Park al 100% verde pubblico) come si comporterà? Andrà contro al sistema Tommasi-Bissoli, cementificatori di prim’ordine, o contrasterà questa folle scelta? E se nel caso decidessero di proseguire, si dimetterà? Oramai l’ipocrisia di questa maggioranza non conosce Vergogna!”.

Quindi il fronte ambientalista e il centrodestra si ritrovano su percentuali a parco molto vicine. Terzo fronte, quello del Pd che per alcuni versi si avvicina alla impostazione di Forza Italia: l’ipotesi ritenuta più realistica è quella del 50%. Dice infatti il Pd in una nota di replica al centrodestra che si tratta di bugie, clamorosamente sconfessate. A comninciare dalle date che erano state promesse: qui fin dopo il 2030 non si vedrà nessuna novità, altro che Olimpiadi invernali del 2026. “Assistiamo sbalorditi alle recenti dichiarazioni della destra sul Central Park” dicono i consiglieri comunali Casella e Segattini.

“Tutti ricordano bene cosa successe durante l’amministrazione Sboarina: erano partiti in campagna elettorale promettendo che il 100% dell’area sarebbe diventata parco. Poi annunciarono che il parco avrebbe occupato l’86% dell’area, ma leggendo bene il documento si scopriva che in realtà il verde era il 64%. E andando poi a vedere anche le note a margine della scheda tecnica, si capiva che sarebbe potuto scendere al 50% se l’investitore privato l’avesse ritenuto necessario. Altroché più dell’80% di verde!” E proseguono: “Bugie, come la promessa che avrebbero realizzato il parco per le Olimpiadi del 2026, pur sapendo benissimo che le Ferrovie non libereranno l’area prima della realizzazione del nuovo scalo merci del Cason previsto, nella migliore delle ipotesi, non prima del 2030”.

Un po’ parco e un po’ servizi. Caleffi: solo così può rappresentare una soluzione sostenibile

“Lo scalo merci del Cason dipende infatti dal tratto Verona Porta Nuova – Verona Porta Vescovo che ad oggi non risulta finanziato. Se cambiasse qualcosa oggi stesso dovremmo attendere il 2032 prima di poter parlare di Central Park all’attuale scalo Merci”, spiegano i due consiglieri del Pd. “La destra continua a fare propaganda senza mai affrontare il tema delicato della bonifica dell’area, che vista la sua storia e utilizzo è una premessa fondamentale per poter poi progettare il futuro parco.

La nostra amministrazione sta riprogettando lo Scalo ferroviario partendo dalla bonifica dell’area e dai reali bisogni della città, consapevoli che i tempi non saranno brevi. E senza prendere in giro i cittadini con illusioni e falsi annunci”. In ogni caso, al di là delle possibili e strane sintonie, si sta discutendo di untema assolutamente ancora astratto e futuribile, perché appunto passeranno quasi dieci anni prima di poter iniziare a riconvertire l’ex scalo merci, un orizzonte temporale ben al di làù della scadenza naturale di questa amministrazione. E infine la conferenza stampa di oggi di Forza Italia cui hanno.preso parte Alberto Bozza (coordinatore cittadino e consigliere regionale) e i consiglieri comunali Luigi Pisa e Salvatore Papadia.

Presente anche Barbara Tosi consigliera comunale di Verona per Tosi e in collegamento streaming Gian Arnaldo Caleffi, ex assessore. Pisa e Bozza hanno ricordato le scelte di pianificazione dello scalo e a favore del verde dell’amministrazione Tosi e, come ha ribadito Caleffi, che solo un intervento con il 50 per cento a parco e il 50 per cento a servizi costruiti, può rappresentare una soluzione sostenibile per tutti. “Confermiamo la linea perseguita dalle Amministrazioni Tosi – ha detto Caleffi – che svilupparono un primo accordo tra l’amministrazione di Paolo Zanotto (assessore Roberto Uboldi) e la società delle FS che ne gestisce il patrimonio immobiliare.

La seconda amministrazione Tosi (con Caleffi assessore) lo ha confermato perchè ragionevole e realistico in quanto idoneo a ripagare la proprietà dell’area che ne ha iscritto il valore a bilancio per 70 milioni. Questo ragionevole e realistico piano (io Comune consento a te FS di valorizzare metà area ed in cambio tu mi dai un parco urbano realizzato sull’altra metà) viene confermato dall’amministrazione Tommasi come si evince dalle dichiarazioni della vicesindaca Bissoli. Ma come si concilia questo con la promessa elettorale del 100% di parco, enunciata per assecondare l’ala ambientalmente estremista della coalizione e per lisciare il pelo al Comitato di Verona Sud che di questa idea (assolutamente astratta) si era fatto portabandiera? Riteniamo che sia irrealizzabile spendere 70 milioni per acquisire l’area, 10 milioni per bonificarla dai residui bellici e 50 milioni per realizzare un parco da mezzo milione di mq: il totale (come ordine di grandezza) da 130 milioni.

Realisticamente: dove li troviamo?

Sui contenuti dello sviluppo edilizio: le idee socialmente interessanti ci sono, non pensiamo a residenziale/direzionale/commerciale come nella vecchia ipotesi Zanotto-Uboldi, ora ci sono possibilità molto più utili per la città. Lo sviluppo edilizio è destinato ad ospitare le scuole superiori (con strutture sportive) e gli uffici pubblici decentrabili dal cento storico ed insediabili nella nuova area, ottenendo edifici energeticamente a consumo zero (secondo una direttiva europea) e di elevata efficienza funzionale. La vicinanza della linea del filobus e della rete ferroviaria consentirà una rapida accessibilità alle scuole e agli uffici pubblici (di Comune, Provincia e Regione).

Il verde: oltre al 50% destinato a parco urbano ci sarà lo standard a verde profondo delle aree edificabili e la piantumazione di parcheggi ed arredo dei viali e degli spazi pedonali, quindi ad intervento finito il verde complessivo sarà superiore al 50%. La novità è data dal prevedere una risposta al recente fenomeno dell’overtourism che in alcune città e realtà turistiche ha determinato la difficile convivenza dei flussi turistici con i residenti in centro storico. Non è ancora il caso di Verona, ma prevedendo la delocalizzazione dei grandi attrattori (scuole superiori e uffici pubblici) si libera spazio per il sistema turistico e per i residenti” ha concluso Caleffi dell’associazione Barbieri.