“Per ora penso solo a Verona, per il resto c’è tempo…”, aveva detto sibillino Flavio Tosi al termine del primo consiglio comunale che dopo dieci anni di regno incontrastato lo ha riportato all’opposizione del centrodestra, nonostante lui si sia sempre definito di centrodestra. E invece sono bastate le dimissioni, peraltro annunciate, del ministro degli Affari Regionali Enrico Costa, che torna in Forza Italia, per terremotare in un pomeriggio la politica nazionale e locale. Il retroscena più succoso lo fa La Stampa. Secondo il bene informato quotidiano piemontese infatti, di tutti i personaggi che Silvio Berlusconi sta riportando all’ovile, il più sorprendente è senza dubbio Flavio Tosi: due volte sindaco di Verona, cacciato nel 2015 dalla Lega Nord con un manipolo di parlamentari a lui fedeli, sostenitore del governo Renzi. Le ultime notizie lo danno in procinto di accasarsi nel partito berlusconiano, del quale è stato avversario fino a tre settimane fa. A Verona la sua morosa, Patrizia Bisinella, ha conteso fino all’ultimo nel ballottaggio la poltrona di primo cittadino a Federico Sboarina, candidato dal centrodestra. D’ora in avanti, se il disegno del Cavaliere andrà in porto, Bisinella e Sboarina andranno a braccetto. Ma il vero colpo di scena non è questo, né che Tosi fosse stato un anti-berlusconiano al cubo, scrive Ugo Magri. L’aspetto sorprendente è la scelta del Cav di puntare proprio sul nemico giurato di Salvini, quello che a Matteo sta forse più antipatico in assoluto e del quale il capo della Lega pensava di essersi sbarazzato buttandolo fuori. Invece no. C’è Berlusconi che, premuroso, gli offre asilo politico incurante della protesta di 36 coordinatori forzisti in Veneto, contrari all’operazione per paura del nuovo arrivato. Ha dato incarico a due fedelissimi big, come Renato Brunetta e Niccolò Ghedini, di presiedere il comitato di accoglienza perché l’ex sindaco al Cavaliere fa molto comodo. Gli porta in dote 4 senatori e 3 deputati (in pratica, l’intero partitino del Fare!) che seguirebbero Tosi in capo al mondo. Per ora Bisinella, Munerato e Bellot restano nel Gruppo Misto. Poi rimpolpa le truppe berlusconiane nel Veneto e nel Nord Est, dove Forza Italia è precipitata parecchio in basso per via della concorrenza “padana”. Ed è un modo per contendere palmo a palmo il terreno alla Lega. Ma soprattutto, nell’ottica berlusconiana, il recupero dell’ex sindaco fa parte di una rete più vasta che mira a irretire Salvini. e le sue rivendicazioni di leadership sul centrodestra. Il recente pellegrinaggio ad Arcore di Roberto Maroni fa parte dello stesso mosaico. Non bisogna dimenticare, che prima dell’uscita dalla Lega, Tosi e Maroni facevano coppia fissa. In queste ore, il Cavaliere si crogiola nella ritrovata centralità politica che lo porta di nuovo a essere un polo di attrazione a trecentosessanta gradi. In attesa di capire quale sarà il sistema di voto, sta lavorando per collocare i cattolici ‘esuli’ del centrosinistra con Gianfranco Rotondi, in un raggruppamento che dovrebbe fare da pendant a quello laico con Costa e Tosi, appunto.