di Maurizio Battista
L’aeroporto Catullo è dimezzato. Potrebbe lavorare molto di più. Il suo scarso utilizzo rispetto a potenzialità e capacità emerge dai numeri, dalle statistiche, dal numero di voli, dal confronto con gli altri scali. L’andamento del traffico lo sta facendo diventare un aeroporto stagionale con grandi picchi di in estate (500mila passeggeri in agosto) e grandi vuoti in bassa stagione con l’aeroporto semideserto. Ma i numeri di cui mLa Cronaca di Verona è in possesso, li vedremo più avanti. Intanto, sul piano politico, vengono avanti settimane decisive per chi davvero volesse rilanciare l’attività dell’aeroporto Catullo, lo scalo veronese che è controllato di fatto dalla società veneziana Save nell’ambito del sistema aeroportuale del Nordest che comprende anche Venezia, Treviso e Montichiari (cargo). Save ha il 43%, la maggioranza è in mano a soci pubblici come il Comune di Verona, Provincia di Trento, Provincia di Verona e poi Camera di commercio e Fondazione Cariverona. Già nell’ultima assemblea dei soci che ha approvato il bilancio chiuso in utile (ma per il 2024 è previsto un aumento di capitale), ci sono stati alcuni scambi di opinioni sullo scarso utilizzo dello scalo nel corso dell’anno a conferma che proprio questo sarà il nodo cruciale della questione al centro del confronto in vista del rinnovo delle cariche e del consiglio di amministrazione. L’assemblea è stata fissata per giovedì 22 giugno. Ci saranno due liste o una lista unica frutto dell’accordo generale tra le parti? Si vedrà. Sarà determinante in questo senso l’incontro previsto per la prossima settimana tra i soci pubblici veronesi e trentini e la società guidata da Enrico Marchi, Save, che gestisce l’aeroporto di Venezia e che ha presentato proprio per lo scalo lagunare un masterplan con fior di investimenti come anticipato nei giorni scorsi dalla Cronaca di Verona. Sono giorni decisivi anche sul fronte delle nomine. La Provincia la prossima settimana dovrebbe scegliere i suoi rappresentanti, uno per il cda e uno per il collegio sindacale. Il centrosinistra della maggioranza del sindaco Tommasi ha presentato la sua rosa da cui il presidente Pasini dovrà scegliere.
Passeggeri, Verona come Treviso. Ma la sua capacità è tre volte di più
Cinque i nomi presentati per Pd, Traguardi e Terzo polo. Si tratta di Barbara Ferro, già candidata del Pd alle recenti politiche 2022 che si occupa di rigenerazione urbana e riqualificazione ambientale e sostenibilità all’Isola della Certosa di Venezia; Roberto Ricciuti, docente universitario di Economia Politica all’università di Verona; Sergio Cucini, imprenditore del settore alberghiero, l’avvocato Daniele Giacomazzi e Marco Wallner segretario veronese di Azione. Per la presidenza potrebbe esserci la riconferma del veronese Paolo Arena di Confcommercio mentre la nomina dell’amministratore delegato spetta a Save che ha il 43% delle quote e finora Marchi ha sempre indicato la fedelissima Monica Scarpa ma potrebbe anche alternarla con un’altra manager visti i prossimi impegni che saranno concentrati sul Marco Polo. E proprio in vista dell’assemblea del 22 giugno con rinnovo delle cariche e presentazione delle liste, la prossima settimana si dovrebbe tenere l’incontro con Save, con i dati alla mano dell’attività del Catullo. Un aeroporto che ha chiuso il 2022 a quasi 3 milioni di passeggeri, quando già dieci anni fa viaggiava a 3,5 milioni e ha una potenzialità di traffico vicina ai 6 milioni di passeggeri l’anno. Vediamo dunque i dati che La Cronaca di Verona ha consultato e che dimostrano il sottoutilizzo del Catullo rispetto ad altri scali vicini a noi e che sono stati elaborati da esperti del settore sulla base delle statistiche di Assoclearance, la società che per conto del ministero assegna gli slots agli aeroporti. Partiamo da un dato oggettivo: la capacità di uno scalo. Che cos’è? E’ l’indicatore del dimensionamento di un aeroporto, vale a dire la sua capacità di movimentare voli in un’ora. Venezia ha una capacità di assistere 32 voli in un’ora, tra decolli e atterraggi; Verona ha una capacità di 16 voli, Treviso di 6. Eppure se andiamo a vedere il traffico generato negli ultimi cinque anni prima del Covid, (2015-2019) Verona e Treviso hanno gli stessi volumi: 15 milioni di passeggeri. Ma come è possibile se Treviso ha una capacità di movimentare voli che è quasi un terzo di quella del Catullo? Entrambi, con 15 milioni di passeggeri, hanno la stessa quota di mercato nel Nord Italia, l’8%. Un dato positivo per Treviso perché a fronte di una ridotta capacità (6 voli/ora) riesce a movimentare molti volumi arrivando all’8% della quota di mercato; un dato negativo però per il Catullo perché rispetto agli altri scali del Nord Italia la sua capacità è di 16 voli/ora quindi il 15% rispetto alla concorrenza ma genera solo l’8% del traffico passeggeri con una perdita di 7 punti percentuali. I dati dimostrano quindi che fa molto poco rispetto alle sue potenzialità. Un altro confronto lo conferma, quello con Venezia: il Catullo ha una capacità pari alla metà di quella di Venezia (32 a 16), ma non genera la metà del traffico passeggeri dello scalo lagunare: Venezia nel 2022 ha avuto 9 milioni di passeggeri, Verona 3 milioni. Un terzo. Quindi se la capacità dello scalo veronese è il 50% di quella veneziana, in termini di passeggeri Verona ne trasporta il 30-33%.
Un aeroporto che lavora solo d’estate
Ma i confronti possono continuare e diventano sempre più eloquenti nel dimostrare come il Catullo sia sistematicamente poco utilizzato, nettamente al di sotto delle sue capacità. resta da capire se questa sia una scelta voluta da un punto di vista strategico, per accordi sconosciuti ai più tra i soci sull’asse Verona-Venezia o se invece sia dovuto a una scarsa capacità gestionale nella programmazione dei voli e dell’attrattività nel bacino geografico. In entrambi i casi la risposta sarebbe molto preoccupante. Un altro caso clamoroso infatti emerge dal confronto con l’aeroporto di Treviso, città dove i residenti si lamentano dell’eccessivo traffico aereo. Lo scalo è praticamente in città, non ha possibilità di allargarsi ulteriormente per questioni urbanistiche eppure genera una mole di movimenti aerei che suscita le proteste degli abitanti pur con una capacità di soli 6 movimenti all’ora. Se Verona ha una capacità pari al 50% di quella di Venezia, quella di Treviso è solo del 19%. Eppure lo scalo trevigiano riesce a movimentare lo stesso traffico in un anno, di quello del Catullo. Treviso quindi ha avuto un rapporto sempre in crescita rispetto a Venezia nel corso degli anni, mentre Verona è rimasta sotto alle sue potenzialità. Nonostante la capacità di Verona sia nettamente più alta, guardano il traffico generato, nel 2019, 2022, 2023 i volumi di Treviso e del Catullo sono stati sempre nella stessa fascia di valori. Treviso utilizza tutta la sua capacità, Verona solo una parte e alla fine i volumi sono molto vicini nonostante la capacità del Catullo sia quasi il triplo. Ma perché accade questo? Per comprendere i punti deboli, vanno guardati i dati nell’arco dell’anno. I flussi di viaggiatori al Catullo sono ben diversi rispetto a quelli di Treviso. Lo scalo veronese è di fatto un aeroporto turistico, quindi con attività prevalentemente estiva. Lavora a pieno regime solo quando si apre la stagione, altrimenti nel resto dell’anno è semideserto. La conferma viene ancora una volta dai dati: in agosto si raggiungono punte di 500 mila passeggeri in un mese, a novembre per contro neppure 200 mila.A complicare la situazione, il fatto che a parte Volotea, non ci sono grandi compagnie basate per cui l’attività si sostiene su iniziative spot da parte delle compagnie con voli estivi che si aprono e si chiudono nel giro di una stagione verso le città più gettonate, con frequenze a volte troppo rarefatte per essere appetibili (si riesce a partire, non si riesce a tornare…). Una ulteriore controprova è arrivata oggi con l’annuncio che PLAY, compagnia low cost islandese, con il prossimo orario invernale collegherà l’aeroporto Valerio Catullo a Reykjavík con voli una volta a settimana il sabato a partire dal 20 gennaio 2024. Una attività discontinua dunque durante l’anno che rallenta troppo nel periodo invernale, mentre guardando l’attività annuale di Treviso, si vede come sia molto più costante in tutti i mesi dell’anno e per questo riesce a raggiungere volumi interessanti, vicini a quelli del Catullo che continua a perdere gli slot disponibili e non occupa così la sua intera disponibilità. E’ chiaro che una gestione più intensa riuscirebbe a produrre utili maggiori, tenendo presente che c’è sempre il buco nel bilancio consolidato creato dalla gestione cargo di Montichiari. La sfida per i soci insomma è chiara.