Dal mese di agosto è garantita con regolarità, ogni sabato mattina, la possibilità di visitare il sito archeologico della Villa Romana dei Mosaici a Negrar di Valpolicella. La riscoperta, tramite gli scavi archeologici che sono stati realizzati in questi anni, di questa villa contribuisce alla comprensione di un territorio come la Valpolicella, il cui racconto, da sempre, si interseca con viticoltura, bellezza e… storia.
La Valpolicella è ricca di testimonianze della romanità e altre ville romane sono state individuate anche in altre zone del territorio. Un esempio significativo è la recente riscoperta del tempio di Minerva a Marano. La Villa romana si trova in una posizione privilegiata, vicino al centro abitato di Negrar di Valpolicella, e circondata dai vigneti della produzione di vini DOC, e rappresenta un’opportunità di sviluppo culturale, turistico ed economico per l’intera valle.
Abbiamo interpellato la viva voce di chi ha partecipato a questo processo di ricerca, Gianni de Zuccato, direttore degli scavi archeologici che hanno riportato a riscoprire la Villa Romana dei Mosaici a Negrar di Valpolicella.
Ripercorriamo brevemente la cronistoria di questi scavi?
Nel 1885, furono scoperti mosaici romani presso la frazione di Villa. Alcuni frammenti furono asportati e venduti al Comune di Verona, e sono esposti nel Museo Archeologico al Teatro Romano. Nel 1922, l’archeologa Tina Campanile esplorò e documentò una parte della villa romana. Purtroppo, nel 1974, uno scavo distrusse alcune aree sconosciute. Nel 2018, le ricerche sono riprese per individuare e preservare il sito, che fu identificato nel 2019. Negli anni successivi, si sono svolti scavi archeologici grazie ai finanziamenti ministeriali, assieme a quelli ottenuti dal sindaco di Negrar e alla collaborazione dell’Università di Verona.
Cosa è emerso dagli scavi della Villa Romana di Negrar di Valpolicella finora?
Durante gli scavi archeologici è emerso che la villa romana scoperta nel 1922 era molto più estesa di quanto si pensasse, coprendo circa 3500 mq. La villa era posizionata su terrazzamenti collegati da scalinate e comprendeva una parte residenziale con un giardino centrale, un settore termale e ambienti con mosaici e affreschi. L’analisi pollinica ha rivelato la presenza di campi coltivati a cereali, legumi e ortaggi, oltre alla produzione di uva. Gli ambienti per la produzione del vino includono spazi per la pigiatura e la torchiatura dell’uva. La villa ha avuto un utilizzo continuativo fino all’inizio dell’epoca medievale; successivamente, dopo la sua completa distruzione, l’area è stata destinata all’agricoltura con terrazzamenti e muretti a secco.
Quali sfide avete incontrato durante gli scavi e come le avete affrontate?
Nonostante le difficoltà burocratiche e finanziarie, gli scavi archeologici hanno portato alla luce una villa romana estesa per oltre 3500 mq, superando di gran lunga le dimensioni precedentemente conosciute. Un team di archeologi, specialisti e studenti ha partecipato agli scavi, con il coinvolgimento dell’Università di Verona e dell’Accademia di Belle Arti. Sono state effettuate analisi approfondite su mosaici, intonaci, resti botanici e tombe medievali presenti nel sito. I risultati delle ricerche sono stati presentati in importanti conferenze nazionali e internazionali. L’impegno e il supporto dei proprietari dei terreni circostanti, i fratelli Simone e Matteo Benedetti e Giuliano Franchini, sono stati fondamentali per il successo del progetto.
Qual è l’importanza storico-culturale della Villa Romana dei Mosaici di Negrar di Valpolicella?
La villa romana dei mosaici di Negrar è l’unica finora scoperta nel territorio del comune, ma è probabile che nelle vicinanze ci siano altri insediamenti romani sepolti sotto depositi di frane e colluvi.
Qual è stato il coinvolgimento della comunità locale nella valorizzazione del sito?
L’intervento è stato presentato ufficialmente in diverse occasioni. Sono state organizzate numerose visite guidate agli scavi, che si sono esaurite rapidamente, e molte persone, inclusi singoli individui, scuole e associazioni, hanno espresso grande interesse nel visitare il sito. Il coinvolgimento attivo della comunità locale era previsto nel progetto originale, ma è stato limitato poi a causa della pandemia.
Come viene promossa la partecipazione e la sensibilizzazione del pubblico?
L’obiettivo è sensibilizzare le persone sul significato della scoperta archeologica e delle radici storiche del territorio, come dimostrato in genere dal successo dei programmi televisivi divulgativi condotti da Alberto Angela; nel caso della Villa di Negrar la serie ArchaeoReporter, disponibile su You Tube e il podcast Art Rider su Rai 5 Cultura. La riscoperta dei mosaici ha ricevuto ampio riscontro sui social media e nei media nazionali e internazionali.
Come sarà strutturato il percorso di visita del sito?
Attualmente sono in corso interventi finanziati dal Ministero della Cultura per la messa in sicurezza dell’area archeologica, l’allestimento provvisorio del percorso di visita e il futuro restauro dei resti strutturali e dei mosaici. La villa romana è immersa fra i vigneti della produzione di vini DOC, e costituisce un’occasione straordinaria e unica di valorizzazione culturale, turistica ed economica per la valle. Secondo me è fondamentale che la musealizzazione dell’area debba essere realizzata con soluzioni ecosostenibili integrate nel paesaggio, includendo la valorizzazione dei reperti e la creazione di un percorso museale e didattico accessibile a tutti. Ritengo necessaria l’acquisizione di un’area adiacente agli scavi da destinare a spazi e strutture di servizio (parcheggio e area sosta, biglietteria, bookshop, bagni…), e come pure la risoluzione di questioni relative alla presenza di un tratto stradale sul lato nord degli scavi e alla nuova regimazione in sicurezza del Prognetto di Villa che attraversava l’area. È importante coinvolgere la comunità locale nella valorizzazione del sito, illustrando e motivando pubblicamente le scelte, affinché venga sentito e considerato un bene comune.
Sarà possibile accedere al sito anche durante le fasi di cantiere?
Il sito archeologico è finalmente aperto al pubblico ogni sabato mattina e altri giorni su appuntamento mediante prenotazione di visite guidate anche durante le fasi di cantiere, grazie a un accordo tra Soprintendenza, Comune e proprietari in collaborazione con SAP-Società Archeologica.
Quali sono i tuoi progetti futuri per la Villa Romana dei Mosaici? Ci sono ulteriori ricerche o indagini previste per svelare ulteriori dettagli sulla storia del sito?
Lo scavo archeologico della villa romana si può considerare quasi completato, ma nuove importanti scoperte potrebbero emergere durante il cantiere per la realizzazione dell’area archeologica. Sono ancora presenti interrogativi irrisolti, come la mancanza della necropoli e della zona residenziale per i lavoratori della villa… e io da archeologo sono disponibile gratuitamente a continuare a occuparmi della villa, coordinando l’analisi e lo studio dei dati raccolti e contribuendo alla fase di musealizzazione.
Stefania Tessari