Il business della logistica. Un settore strategico tra sviluppo e caos L’urbanista Saturni: “Deve essere attrattiva e quindi servita dai trasporti”. Il collegamento potrebbe così andare dal Catullo alla Fiera

Logistica, il business del nuovo secolo. Almeno per Verona e provincia. Spuntano centri logistici ovunque, l’ultimo in ordine di tempo, come vedremo più avanti, sarà quello nella zona di via Mezzacampagna nella ex ferriera Biasi in un contesto di varie aziende agricole. Vicino, c’è la Marangona, 1 milione 500 mila metri quadri, area naturalmente vocata ad accogliere la logistica, visto il raccordo con il Quadrante Europa.
Ma c’è chi vuole per la Marangona una vocazione polivalente, dalla città della musica a spazi commerciali, in prImis l’amministrazione comunale. Mentre l’unica vera certezza è che sarà presto occupato uno dei 5 quadranti in cui è suddivisa la Marangona, con l’insediamento di un colosso della logistica, lo sviluppatore immobiliare Vgp in Corte Alberti (170 mila metri quadri). Un riordino della pianificazione logistica viene invocato da più parti, ma le idee finora appaiono confuse.
Ma alla fine esiste un progetto complessivo per la Marangona e la logistica? E’ il punto che solleva Giulio Saturni, urbanista, area Pd, che più volte ha sollecitato l’amministrazione Tommasi sul punto e ha collaborato alla preparazione di un masterplan per il Consorzio Zai.
Perché la sfida ora di fronte all’esplosione di tanti capannoni, è una sola: dare valore aggiunto alla logistica. Come? Rendendo attrattiva un’area come la Marangona che invece è sempre stata considerata marginale. E per renderla attrattiva servono i servizi, i trasporti innanzi tutto. Perché spazi così vasti sono molto cercati dalle multinazionali del digitale per realizzare, per esempio, i loro Digital Lab. Pensiamo a Google, Amazon, Microsoft: dove si trovano in Italia aree così libere e così vicine agli assi di comunicazione? Ma serve una svolta.
Dice Saturni: “La Marangona diventa attrattiva se viene servita da una stazione ferroviaria. Un sistema metropolitano ferroviario che colleghi l’aeroporto Catullo con la Marangona, la Fiera e Porta Vescovo”. Una sorta di passante ferroviario il grado di collegare i centri di ricerca universitari con il sistema produttivo cittadino che passa da Zai e Fiera appunto.
“Lo sviluppo del Paque, il piano d’area del Quadrante Europa”, aggiunge Saturni, “non è mai diventato esecutivo e non è mai stato realizzato perché non sono state create le condizioni di base: prima fra tutte una maggiore accessibilità di questa vasta area che si trova tra Zai, autostrada, centro intermodale e aeroporto Catullo. E che potrebbe essere determinante per il rilancio di Verona e delle sue vocazioni”.
Il primo punto da chiarire per sgomberare il campo dagli equivoci, visto che tutti parlano del futuro della Marangona come se fosse la salvezza di tutti i problemi, è però questo: quest’area a triangolo deve essere soltanto a vocazione logistica o può e deve ospitare anche altre funzioni? “Nei piani urbanistici relativi a quest’area”, spiega Saturni, “sono già previste funzioni diverse e molteplici, che Comune e Consorzio Zai devono gestire insieme in modo che siano connesse alla città”. Il sindaco Tommasi, per esempio, più volte ha ribadito che qui vedrebbe bene il progetto di Città della musica previsto ancora anni fa per alleggerire il centro città dagli eventi.
“L’idea forte però è che per realizzare questo ci deve essere un punto fondamentale: l’accessibilità. E questa si ottiene con la ferrovia, portando qui una derivazione della linea per Mantova o per Bologna, di conseguenza sarebbe più facile collegare anche l’aeroporto. Ma la Marangona non può essere vista solo come uno scalo logistico. Inserendo la stazione qui potrebbero arrivare centri di ricerca sia universitari che privati, la scuola di logistica del Consorzio Zai, un’area per l’innovazione e l’informatica che all’università è sacrificata”. In questo modo “Verona avrebbe il suo progetto trainante per un futuro di sviluppo sostenibile. Se ne discute dal 2021, speriamo che lo studio del masterplan venga fatto proprio dalle istituzioni”.
Ma sulla logistica, come si diceva prima, le idee sono ancora confuse “e servirebbe senz’altro un piano urbanistico organico’, aggiunge Saturni.
Perché, come rileva da parte sua Giorgio Massignan, ex assessore, ambientalista che guida l’osservatorio Verona Polis: “Tutta la zona attorno all’ex Biasi è un puzzle composto da aree agricole, zone produttive e residenziali, alle quali si sono aggiunti negli anni recenti i centri logistici; questi appaiono realizzati in modo casuale, senza alcuna qualità architettonica o formale, senza adeguate infrastrutture stradali e senza progettare un articolato sistema di infrastrutture vegetali con le forme, le masse e le strutture più adatte a ricucire le aree residenziali, quelle agricole e quelle produttive già realizzate, per correggere gli errori fatti e iniziare a costruire un nuovo paesaggio le cui componenti antropiche vengano integrate e mitigate dalla componente naturale”.
E sottolinea appunto che “nella vicina area della Marangona si sta per realizzare un mega polo logistico che renderà impermeabile più di un milione di mq. di terreno agricolo fertile causando alla comunità un danno economico”.
La Marangona è sempre stata l’area buona per tutte le stagioni e tutte le proposte più originali, dall’acquapark per i surfisti al Cimitero verticale fino al parco tecnologico. Ma se diventasse un motore di sviluppo economico realmente sostenibile anche tante polemiche verrebbero superate.