Il Bottagisio della discordia L'Hellas Verona si è aggiudicato il Bottagisio all'asta, ma il centro sportivo resta nel cuore dei tifosi del Chievo.

Il Bottagisio della discordia: il Centro sportivo, realizzato nel 2014 dall’allora presidente del Chievo Luca Campedelli, incastonato tra lo scorrere dell’Adige e dell’attiguo canale Camuzzoni, è stato acquistato all’asta la scorsa settimana dall’Hellas Verona di Maurizio Setti.

La società gialloblù ha superato la concorrenza di un imprenditore privato e del Vigasio di Cristian Zaffani, amico proprio di Campedelli che abita tuttora a poche decine di metri dal Bottagisio. Un investimento di oltre tre milioni per il Verona che ha individuato nel Bottagisio il centro nevralgico del proprio settore giovanile.

Un acquisto che riporta in luce un derby mai sopito che in campo non si gioca dal marzo 2018 ma che, evidentemente, cova sotto traccia.

Bottagisio: un derby mai sopito

Subito dopo l’annuncio da parte del Verona la North Side, la tifoseria organizzata del Chievo, che ora segue la nuova squadra voluta dalla bandiera Sergio Pellissier che milita in serie D e che dopo l’acquisto del marchio ha cambiato il proprio nome da Clivense a Chievo Verona, si è presentato davanti ai cancelli del Bottagisio esponendo uno striscione sul quale recitava la scritta “i soldi comprano i muri non la loro identità. Bottagisio e Chievo legati per l’eternità”.

Il giorno successivo pronta la replica della tifoseria targata Hellas Verona. Il centro di coordinamento dei calcio clubs gialloblù propone, infatti, di intitolare il Bottagisio ad Emiliano Mascetti, una delle grandi leggende della storia della società scaligera. Da una parte un luogo che da sempre, dal lontano 1929, si è sempre accostato al Chievo e al suo borgo, dall’altro la volontà di omaggiare una figura garbata, un uomo tutto d’un pezzo come Ciccio Mascetti.

L’impressione è, come spesso accade, che non si debba vedere la situazione da semplici tifosi. Se il Chievo è fallito, se il Bottagisio, rinnovato e a cui è stato cambiato volto da parte di Campedelli, non è certo responsabilità del Verona che, se vogliamo, ha permesso che quel centro sportivo non solo continuasse a vivere ma rimanesse una realtà cittadina.

Il Bottagisio è del Chievo

Ma, d’altra parte, il Bottagisio è il Chievo. In quel luogo il Chievo ha giocato dal 1957 sino al 1986 prima, cioè, di spiccare il grande salto e approdare tra i professionisti. Quel terreno è un lascito di Carlantonio Bottagisio e il campo di calcio fu voluto dall’allora parroco del Chievo, don Silvino Venturi.

E’ una piccola storia della nostra città a cui è doveroso non mancare di rispetto e a cui il Verona di Setti, per interessi propri e legittimi ovviamente, darà una nuova vita e, speriamo, ancora più lustro. Ma il Bottagisio rimane nel cuore del Chievo, inteso come borgo sulle sponde dell’Adige e non necessariamente come entità calcistica.

La storia si può riscrivere, valutare da altre angolazioni ma rimane unica e immutabile. Il Bottagisio della discordia, è la storia del Chievo e ora appartiene al Verona. Ma rimane pur sempre il Bottagisio.