Mauro Gibellini è stato uno degli attaccanti più prolifici della serie B tra la seconda metà degli anni ’70 e la prima degli anni 80. Una brillante carriera fatta di tante presenze e altrettanti gol con un unico rammarico: la serie A. Conquistata da protagonista la promozione con l’Hellas Verona di Bagnoli, infatti, l’attaccante nativo di Portogruaro, vide durare la sua avventura solo poche domeniche, sacrificato sull’altare di una convivenza “obbligata” con Penzo – con il quale l’anno precedente aveva formato una coppia d’attacco da quasi trenta gol – figlia dell’arrivo in riva all’Adige del talentuoso brasiliano Josè Guimaraes Dirceu. «Bagnoli, anche se può sembrare strano – ricorda Gibo – non prese di buon grado l’acquisto del forte centrocampista brasiliano. La sua formazione ideale era di 13/14 giocatori. Era un allenatore metodico e come tale aveva i suoi punti fermi come il sottoscritto. Ci prese da parte insieme a Penzo – prosegue – dicendoci che per motivi tattici, avrebbe scelto uno o l’altro. Anzi, probabilmente più Penzo che come caratteristiche cercava più la profondità rispetto a me che, invece, rientravo. Alla fine, avrebbe sicuramente fatto più partite di me. Io che volevo giocare, scelsi di cambiare aria, andando a Bologna in B. E come me fece Guidolin, che con l’arrivo di Dirceu non avrebbe probabilmente più visto il campo». A Bologna, però, quella che doveva essere una grande stagione si trasformò in un vero e proprio incubo. «A Bologna l’obiettivo era quello di un campionato di vertice – aggiunge – con una squadra imbottita di giocatori che avrebbero potuto disputare la A senza problemi». Il calcio, però, regala anche sorprese amare, difficili da digerire. «Dopo pochi mesi ci fu l’arresto del Presidente. A tenere unito l’ambiente ci provò, invano, il povero Bulgarelli. A fine campionato retrocedemmo in serie C mentre io, che oltre che dalle ambizioni della piazza ero stato attratto anche da un ingaggio più che raddoppiato, alla fine riuscii a portare a casa poco meno della metà. Quell’anno a Bologna – chiosa Gibellini senza tanti giri di parole – rappresenta il “buco nero” della mia carriera. Mi presi una piccola rivincita l’anno dopo conquistando la A con il Como. Anche lì, però, non restai ricominciando in B con il Perugia. Le mie sette presenze con il Verona rimangono le uniche in serie A».
Bologna e Verona oggi. I rossoblù sono una delle formazioni più in forma del campionato mentre l’Hellas, profondamente rinnovato dopo il mercato di gennaio, lotta nelle sabbie mobili della lotta per non retrocedere ma mantenendo intatte le chances di salvezza. «Il Bologna di oggi – è la sua analisi – è forse il cliente peggiore in questo momento per i gialloblù. La formazione di Motta è una squadra concreta e solida che gioca a calcio. Dispone, inoltre, di alcune interessanti individualità. Si vede la mano di Giovanni Sartori, da sempre uno dei migliori direttori sportivi in circolazione. I rossoblù non si trovano lì per caso». E il Verona ? «I gialloblù sembrano aver ritrovato la strada perduta. La rivoluzione di gennaio, nata soprattutto per le vicende societarie, ha portato tanti giovani vogliosi di far bene, ai quali hanno fatto posto calciatori che forse non avevano più molto da dare. Il Verona ha ritrovato ora le sue caratteristiche. Ora sembra veramente un’altra squadra. Inoltre c’è Baroni, tecnico bravo e preparato. Se si salverà? Sì, su questo sono molto fiducioso».
Enrico Brigi