La Federazione russa ha annunciato il blocco, che durerà fino al prossimo 1° luglio, delle esportazioni di cereali (grano, mais, orzo e segale). Una decisione legata all’emergenza Covid-19 che non fa temere conseguenze per il mercato europeo e che, anzi, potrebbe avere un significativo impatto sul mercato italiano. E così potrebbe essere anche per il mercato cerealicolo di Verona, che ha vissuto anni di difficoltà e tuttora sta soffrendo per i prezzi bassi pagati ai produttori. Lo scorso anno le esportazioni di grano dell’Ue sono ammontate a 1,7 miliardi di euro, quasi il 50% in più sui valori del 2018. E anche la provincia di Verona ha cambiato passo, con le superfici a mais aumentate del 7% (25.400 ettari, dati 2018), quelle di frumento tenero dello 0,4% (15.200 ettari) e quelle di orzo del 3,6% (3.250 ettari). Sono stati stretti accordi di filiera per il mais con Assalzoo, l’associazione nazionale dei produttori di alimenti zootecnici presieduta da Marcello Veronesi, vicepresidente di Veronesi Holding. “Con Barilla abbiamo sottoscritto accordi importanti – spiega Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona -, che impegnano gli agricoltori a produrre grano duro di qualità ad alto valore proteico secondo un disciplinare di coltivazione con indicazioni tecnico-agronomiche, in cambio di una sicura redditività. Per quanto riguarda il mais l’accordo che abbiamo appena sottoscritto con Assalzoo punta a favorire la stipula di contratti di filiera proprio con l’obiettivo di ridurre le importazioni di mais, settore nel quale, fino a una decina di anni fa, avevamo la completa autosufficienza produttiva. Anche con altri soggetti stiamo cercando rapporti di filiera per cercare di implementare quantità e qualità dei prodotti italiani. Per quanto riguarda il blocco russo, ritengo che in questo momento non ne trarremo vantaggio dal punto di vista economico”.