I tre “gialli’ del ritratto di Mozart Il libro sul genio di Salisburgo presentato in Sala Filarmonica

Chi ha dipinto il Ritratto veronese del giovane Mozart a Verona, commissionato da Pietro Lugiati? Qual è il suo significato nascosto? E, infine, qual è il segreto che si cela dietro il modello strumentale nel 1716 al quale si ispirò Giuseppe Bonatti per progettare l’organo di San Tomaso Cantuariense, suonato dal genio di Salisburgo il 7 gennaio 1770? Tre piccoli misteri, tre “gialli” irrisolti che gli autori Michele Magnabosco, Fiorenzo Fisogni, Umberto Forni, Eleonora Ligas, Luca Ponzio e Anna Umattino hanno voluto indagare nel nuovo libro La dolce sua effigie mi è di conforto. Wolfgang Amadeus Mozart, Pietro Lugiati e il Ritratto veronese del 1770, pubblicato dall’Accademia Filarmonica di Verona. Fedele alla sua missione di sostegno e divulgazione della cultura musicale, l’Accademia Filarmonica di Verona aggiunge un nuovo traguardo al carnet delle sue attività scientifiche e di ricerca, che nel corso degli ultimi anni ha portato alla pubblicazione di importanti volumi quali l’antologia di saggi di Paolo Rigoli (Scritti sull’Accademia Filarmonica e il suo Teatro – 2013), i tre poderosi volumi degli Atti dell’Accademia Filarmonica di Verona e la miscellanea L’Accademia Filarmonica di Verona dalla fondazione al Teatro (2015). La dolce sua effigie mi è di conforto. Wolfgang Amadeus Mozart, Pietro Lugiati e il Ritratto veronese del 1770, è l’ultimo volume edito ed è dedicato al ritratto di Mozart eseguito su commissione del mecenate Pietro Lugiati nei giorni del primo soggiorno veronese del salisburghese e curato dal Bibliotecario conservatore dell’Accademia Michele Magnabosco.
Questi i fatti: Wolfgang Amadeus Mozart arriva per la prima volta a Verona mercoledì 27 dicembre 1769, accompagnato dal padre Leopold. Al giovane musicista bastano pochi giorni per rapire con le sue straordinarie capacità esecutive e il suo genio compositivo l’intera città. Memorabili rimangono il concerto tenuto venerdì 5 gennaio 1770 nella Sala Maffeiana dell’Accademia Filarmonica di Verona e l’esibizione sull’organo Bonatti della chiesa di San Tomaso Cantuariense domenica 7. Testimonianza di questo profondo legame tra Verona e il Salisburghese è il Ritratto di Wolfgang Amadeus Mozart all’età di 13 anni, commissionato dal «nostro buon amico» Pietro Lugiati, realizzato nei primi giorni del 1770. Con i loro i saggi gli autori offrono un significativo contributo alle conoscenze sul Ritratto veronese di Mozart, il contesto storico, artistico e musicale che ne ha visto la genesi, con una solida proposta sull’attribuzione autoriale dell’opera. Il libro è suddiviso in due parti, saggi e appendici. Nella prima parte gli scritti di Fiorenzo Fisogni, Michele Magnabosco e Umberto Forni indagano tre piccoli “gialli” collegati al Ritratto veronese: l’attribuzione a un preciso pittore (Giambettino Cignaroli o Saverio Dalla Rosa?), il significato nascosto di celebrazione non solo di Mozart ma anche si sé stesso che il committente Pietro Lugiati ha voluto ad esso sottendere tramite l’inserimento di specifici dettagli iconografici, e il modello strumentale nel 1716 al quale si ispirò Giuseppe Bonatti al momento di progettare l’organo di San Tomaso Cantuariense suonato dal genio di Salisburgo il 7 gennaio 1770, che crea un ponte tra il Veneto italiano e il Trentino austriaco. Segue poi il saggio di Eleonora Ligas, Luca Ponzio, Anna Umattin, che presenta le tecnologie utilizzare dalla ditta Haltadefinizione per la realizzazione delle copie ad altissima fedeltà del quadro oggi conservate all’Accademia Filarmonica di Verona e in Fondazione Cariverona.