Gli storici sono divisi su quando iniziarono le ostilità tra USA e URSS, poiché non vi fu mai una dichiarazione di guerra tra le due superpotenze, né si verificò un casus belli, che possa essere considerato come il reale inizio dell’anomalo scontro “senza armi”.
Lo sganciamento delle due bombe atomiche, a Hiroshima (6 Agosto 1945) e a Nagasaki (9 Agosto 1945), può essere considerato come il fatto emergente, in un contesto di altri fattori convergenti, che sta all’origine della guerra fredda, poiché introdusse un elemento di forte tensione tra le due superpotenze.
L’Unione Sovietica, concentrata nella lotta contro il Nazismo sul teatro bellico europeo, dichiarò guerra al Giappone solo l’8 Agosto 1945, ossia in un giorno tra i due bombardamenti atomici. Il generale Dwight David Eisenhower, il generale Douglas MacArthur e il capo di Stato Maggiore Wiliam Leahy erano concordi nel ritenere che non fosse militarmente necessario un attacco atomico. Vista la successione dei tre fatti, è plausibile l’ipotesi che il neopresidente degli USA Harry Truman avesse deciso prioritariamente per ragioni politiche di colpire con l’arma atomica il Giappone, anche se dichiarò che la scelta fu per «abbreviare l’agonia della guerra e risparmiare la vita di migliaia e migliaia di giovani americani». Truman voleva dimostrare con i fatti la superiorità militare degli Stati Uniti, intestarsi completamente la vittoria nell’Estremo Oriente e poter contrastare da una posizione di forza le mire espansionistiche ed egemoniche di Stalin sull’Europa orientale. «La forza» – soleva ripetere – «è la sola cosa che i Russi capiscono».
Romeo Ferrari