Nel 2005 esce il film V per Vendetta, partorito dalla mente del regista James McTeigue. Divenuto da subito film di culto, il film si distingue principalmente per due motivi. Innanzitutto, il carisma del protagonista, l’individuo mascherato V di cui mai si vede la faccia, e per una buona ragione. Nascosto dietro le sembianze di Guy Fawkes, autore della tentata congiura delle polveri contro il Parlamento inglese, V definisce se stesso una dramatis persona, un personaggio di una rappresentazione teatrale: non è l’individuo che conta, ma l’idea che egli incarna.
Il secondo motivo per cui il film esorbita di molto dal genere science fiction che spesso gli viene attribuito è, naturalmente, il contenuto.
In un’Inghilterra distopica – ma è davvero così lontano il modello rappresentato? – il potere è detenuto da un partito unico con a capo l’Alto Cancelliere, sotto il cui comando lavorano sgherri più o meno temibili.
Ciò che è più interessante non è il modo in cui la dittatura agisce, ossia tramite il pugno di ferro e la repressione; il film si snoda sulla linea della scoperta progressiva del come è stato possibile che l’Inghilterra sia caduta nelle mani di un dittatore.
Lo strumento, come V dichiara all’ispettore di polizia meno allineato al regime, è la paura: la paura è la chiave con cui è più agile convogliare il consenso. In seguito, ad esempio, a un attentato tramite arma biologica contro tre infrastrutture chiave del Paese, l’accusa cade su estremisti islamici, che prontamente confessano e vengono giustiziati.
In realtà, si scopre, il virus è stato prodotto da enti collegati al governo, che ha “miracolosamente” procurato la cura, già pronta da tempo, così da colorare il proprio intervento di natura provvidenziale e mantenere il controllo tramite il riferimento alla fede da attribuire necessariamente a un leader per il quale vale il principio del Deus vult.
Il sistema di controllo dei mass media e delle forze di polizia è, per la verità, talmente grossolano che chiunque è in grado di decodificare quando un’informazione passata è vera o falsa.
Il punto del film è proprio questo: il messaggio di V alla popolazione inglese è che è il popolo stesso a essere responsabile della propria condizione di sottomissione, per inerzia, abitudine o sensazione di falsa sicurezza. “I popoli non dovrebbero avere paura dei propri governi, sono i governi che dovrebbero aver paura dei popoli”: è la grande verità che il protagonista afferma.
Il film lancia dunque un appello, e una critica alla società quando essa si mostri prona a norme che la colpiscono sotto la finzione della protezione; soprattutto, pur effettuando una caricatura estremamente marcata, induce a riflettere sul fatto che il controllo, quello vero, viene operato tramite forme anche più subdole, ragionate e messe in atto grazie a un consenso fittizio e indotto da parte proprio di chi subisce il controllo.
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